venerdì, 26 Aprile 2024

Invecchiano velocemente e consumano molto: tutti i pro e contro degli NFT

Una singola transizione NFT consuma quanto una famiglia americana media consuma in 4 giorni. Ora che i Non Fungible Token prendono sempre più il sopravvento sui mercati, iniziano a sorgere i primi problemi, in particolare in materia di sostenibilità ambientale.

L’impatto è così alto perché la produzione di criptovaluta consuma tantissima energia, ma ne consuma molta anche la blockchain su cui stanno gli NFT. In un anno gli Ethereum consumano più di 50TWh di elettricità. Dopo le critiche ricevute, anche il WWF britannico ha dovuto sospendere la campagna di fundraising che aveva lanciato tramite NFT.

Se si vuole investire in Non Fungible Token in modo responsabile, ci si può rivolgere a quelle piattaforme che più di altre stanno attente all’impatto ambientale, tra cui Solana, Algorand, Cardano e Tezos. Ma ciò che si dovrebbe davvero fare è rendere più sostenibile sia il processo di creazione delle criptovalute sia la blockchain.

Ma non solo. Gli NFT possono essere anche una risorsa per proteggere la natura e promuovere la conservazione del pianeta: il progetto WildEarth ha creato NFT per salvaguardare gli animali delle riserve naturali del Sud Africa; un’azienda brasiliana, che possiede 410 chilometri quadrati di Foresta amazzonica, offre NFT per preservare lo stato di salute di settori specifici dell’area.

Il problema economico e giuridico

La compravendita di Non Fungible Token vive un periodo di frenesia collettiva, al punto che sono nati siti dove si consiglia come comportarsi, se, come e quando acquistare. Ma muoversi sul mercato non è per niente facile: essendo copie digitali, invecchiano molto velocemente e, trattandosi di strumenti speculativi, alcuni finiscono per diventare ricchissimi mentre altri, tra cui alcuni degli artisti che li realizzano, restano a bocca asciutta.

La truffa poi è dietro l’angolo. OpenSea ha dovuto sospendere le vendite dopo che il proprietario della collezione Bored Apes ne ha denunciato il furto: valore oltre due milioni di dollari. Un ortopedico di Parigi ha messo in vendita l’NFT della radiografia di una donna ferita al Bataclan, che lo ha denunciato. Perché? Perché per cedere i diritti di qualsiasi cosa, NFT inclusi, bisogna detenerli. Anche Hermes ha fatto causa a un artista che ha creato un NFT, a insaputa della maison, sulle borse Birkin.

Nonostante i problemi siano evidenti, la questione giuridica è complessa, anche perché gli NFT sono internazionali. Risultato? Il quadro normativo non è ancora stato definito.

L’arte: la culla degli NFT

Facciamo un piccolo passo indietro, quando i Non Fungible Token erano all’alba della loro esistenza. Dove nascono? Nel mondo dell’arte, con l’idea che ogni artista potesse vendere le sue opere, bypassando galleristi e case d’aste, con la certezza di incassare una commissione a ogni passaggio di proprietà. Chi acquista un NFT riceve l’atto di proprietà e la certificazione di autenticità di un bene unico in forma digitale, garantito da una blockchain. Può essere venduto o acquistato attraverso un marketplace che usa solo criptovaluta per le transazioni, di solito l’Ethereum.

Proprio l’esclusività e l’unicità dell’oggetto ne determinano il costo che, sempre più spesso, non è solo quello pagato in denaro.

Alessio Incerti

Linkedin: Alessio Incerti

Twitter: @aleince7

Foto: ©Jose Martinez via Canva.com