Il cambiamento climatico è iniquo, lo conferma quanto sta succedendo in Pakistan. Il Paese che produce meno dell’1% delle emissioni climalteranti del mondo sta pagando il prezzo più grande della crisi climatica. Le peggiori inondazioni a memoria d’uomo provocate dai violenti monsoni stanno mettendo in ginocchio lo stato asiatico. La furia della natura sta spazzando via intere comunità, con pesanti ricadute sull’economia nazionale, già sull’orlo del default. La produzione scende e i costi per la ricostruzione salgono a 10 miliardi di dollari, esattamente l’ammontare delle riserve valutarie pakistane. La scorsa settimana il Fondo Monetario Internazionale ha approvato lo stanziamento immediato di 1,1 miliardi, che difficilmente basteranno. Di certo non saranno sufficienti a scongiurare il rischio per i rapporti commerciali tra i nostri due Paesi. Una tegola pesante per le aziende e i consumatori di entrambi gli Stati, l’interscambio nel 2021 valeva infatti 754,06 milioni di euro.
Il cambiamento climatico mette a rischio l’import export
Info Mercati Esteri, l’Osservatorio economico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, rivela che l’Italia importa dal Pakistan tessuti pregiati, maglioni e pelle lavorate. Prodotti, ancora più preziosi in vista del freddo inverno che ci attende, che rischiano di scarseggiare. Verso lo Stato asiatico esportiamo invece prodotti chimici di base, macchinari per l’agricoltura e il tessile, materie plastiche e fertilizzanti. I pakistani prediligono il Made in Italy poiché sinonimo di alta qualità. Una realtà che ha destato l’interesse di diverse aziende italiane attive nei comparti di macchinari, motorizzazione e tecnologia aeronavale, che stanno intessendo rapporti commerciali sempre più stretti. In prima fila ci sono il gruppo Leonardo e Iveco.
Inoltre, il processo di industrializzazione e l’ammodernamento tecnologico del Paese asiatico stanno concorrendo a generare una domanda di investimenti che si incontra con il nostro mercato, caratterizzato da costi elevati ma standard qualitativi di livello superiore. C’è terreno fertile per l’esportazione di beni, macchinari e expertise italiani. L’Osservatorio segnala che il Pakistan presenta inoltre enormi potenzialità nell’edilizia e nelle rinnovabili. Il nostro know how è molto ricercato nel settore delle infrastrutture, in particolare energetiche.
I rapporti commerciali tra Italia e Pakistan
Nel corso della pandemia il commercio tra Pakistan e Italia ha vissuto un periodo di stagnazione, in linea con il rallentamento dell’attività economica mondiale. Nel 2020 l’interscambio è sceso a 1,133 miliardi di euro (-300 milioni sul 2020), con una riduzione delle esportazioni italiane del 25,6% (508,53 milioni) e delle importazioni del 15,3% (625,18 milioni) rispetto all’anno precedente. Il 2021 è stato l’anno della ripresa. La crescita ha interessato infatti sia l’export dal nostro Paese (754,06 milioni, +48,6%) sia l’import (763,51 milioni, +22,1%). Un trend positivo che è confermato anche nei primi due mesi del 2022, quando l’interscambio ha raggiunto il valore di 289,37 milioni. In segno positivo le esportazioni italiane, che toccano quota 114,63 milioni (+ 36,4%), così come le importazioni, che salgono a 174,74 milioni (+46,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), contro i 203,41 milioni del 2021.
Dov’è la giustizia climatica?
«Vediamo costantemente la devastazione climatica sotto forma di inondazioni, monsoni, siccità estese, ondate di calore estreme. La gente del Pakistan, i cittadini del Pakistan, stanno pagando con le loro vite e i loro mezzi di sussistenza il prezzo per l’industrializzazione dei paesi ricchi che è sfociata in questo cambiamento climatico», ha affermato il Primo ministro pakistano Bilawal Bhutto Zardari in un’intervista alla CNN.
Il prezzo di cui parla Zardari è elevato e conta vite, beni e infrastrutture. Case, scuole, ponti palestre, chiese sono andate distrutte e la ricostruzione potrebbe richiedere anni, secondo la Croce Rossa.
Un tema su cui anche Fahad Saeed, scienziato del clima di Climate Analytics, ha sollecitato l’attenzione del mondo. “Ciò che sta accadendo in questo momento a 1,2 gradi centigradi di riscaldamento non succede per colpa della povera gente in Pakistan. Non ne sono responsabili, e questo solleva in modo molto chiaro la questione della giustizia”, ha detto il professore alla CNN.
Secondo Saeed, il Paese farà fatica a trovare gli ingenti fondi che servono per adattarsi alla crisi climatica, perché i danni del tempo estremo ammontano a cifre importanti. Per non parlare poi del percorso verso l’uscita dalla povertà, piaga che affligge ancora il 22,6% della popolazione.
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