mercoledì, 24 Aprile 2024

Come funziona Mastodon, il rivale di Twitter

Sommario
Mastodon

Indipendenza, decentralizzazione e sicurezza. In una parola: Mastodon. Il social “federato” nato nel 2016 è oggi sulla bocca di tutti, alcuni lo considerano l’anti Twitter. L’uccellino blu è in perdita e Elon Musk corre ai ripari con più pubblicità, spunte blu a pagamento e tagli del personale. Intanto Meta chiude l’ultimo trimestre con -52% dell’utile rispetto allo scorso anno. Le Big tech cercano di aumentare i propri profitti e fronteggiare gli aumenti di energia proponendo un nuovo modello: social network a pagamento. In risposta, gli utenti migrano verso Mastodon, federazione di server open source, alla ricerca di nuovi spazi di comunicazione paritari e privi di hate speech. Un sistema indipendente da grandi capitali che abbatte i costi e rende le interazioni più democratiche. Basti pensare che un server che ospita 80.000 utenti ha costi di manutenzione che si aggirano intorno ai 350€ al mese. La decentralizzazione è il futuro dei social?

Il boom del Mastodonte

Nell’ultima settimana di ottobre Mastodon ha accolto 18 mila nuovi utenti, arrivando a toccare quota 381 mila profili attivi. Mentre Elon Musk dichiara che Twitter è a rischio fallimento, forse ormai convinto dell’impossibilità di rendere Twitter remunerativo con licenziamenti e spunte blu a pagamento, Mastodon cresce sempre più. I piani del magnate sudafricano per risollevare le finanze dell’uccellino blu e sviluppare la sua totalizzante concezione di libertà di espressione hanno provocato un esodo di utenti. Persone che si ribellano pacificamente a logiche quali algoritmi, pubblicità e libertà di diffondere hate speech. La crisi non risparmia neanche Meta, nonostante gli ingenti investimenti di Zuckerberg nel Metaverso. Il proprietario del celebre social ha annunciato infatti infatti licenziamenti per 11.000 dipendenti, il 13% della forza lavoro totale.

Cos’è Mastodon

Linnovativo social che prende il nome dal mastodonte, antenato ormai estinto dell’elefante, propone un modello democratico basato su regole di rispetto e buona convivenza. Immaginiamo Mastodon come una casa con un gran numero di stanze (“istanze”) nella quale ci si riunisce per parlare di argomenti che ci interessano, quali scienza, ambiente, cultura. All’interno di questo spazio possiamo conversare con i nostri conoscenti e amici (“home”) oppure con utenti ancora sconosciuti (“locale”). Ognuno ha libertà di espressione e ogni idea ha pari dignità. La condizione è che non danneggi gli altri. Tutti i “toot” (equivalente dei “tweet”) hanno la stessa rilevanza e appaiono in ordine cronologico. In ogni momento possiamo entrare in un’altra stanza, le porte sono sempre aperte. Nella Federazione si può ascoltare quello che si dice all’interno della casa (il “Fediverso”). I costi dell’abitazione sono finanziati dal crowdfunding, donazioni degli utenti. Attualmente i server Mastodon sono più di 3.000, costruiti e collegati tra loro con il protocollo ActivityPub.

Come aprire un server su Mastodon

Chiunque può inserire il proprio server all’interno del social, a patto che rispetti il “Patto del Server Mastodon”. Un insieme di buone pratiche per assicurare la sicurezza del sistema e l’assenza di hate speech. Una delle basi del network è infatti la moderazione attiva contro razzismo, sessismo, omofobia e transfobia. Ogni server deve contenere regole al proprio interno e indicare un indirizzo e-mail per le proposte commerciali.

Gli amministratori del sistema effettuano un backup di dati ogni giorno. Inoltre, più di una persona deve avere accesso d’emergenza per risolvere eventuali problemi tecnici. Nel caso in cui il server venga chiuso, gli utenti avranno tre mesi di preavviso per evitare di perdere i propri dati e migrare verso altri universi. Le piattaforme devono essere perfettamente funzionanti, non sono approvati prototipi, perché l’ingresso nella federazione non ha fini pubblicitari, ma mira a offrire ai nuovi utenti un accesso semplice e sicuro nel social network decentralizzato.

📩 [email protected]. Il mio motto è "Scribo ergo sum". Mi laureo in "Mediazione Linguistica e Interculturale" e "Editoria e Scrittura" presso La Sapienza, specializzandomi in giornalismo d’inchiesta, culturale e scientifico. Per il Bollettino mi occupo di energia e innovazione, i miei cavalli di battaglia, ma scrivo anche di libri, spazio, crypto, sport e food. Scrivo per Istituto per la competitività (I-Com), Istituto per la Cultura dell'Innovazione (ICINN) e Innovative Publishing. Collaboro con Energia Oltre, Nuova Energia, Staffetta Quotidiana, Policy Maker e Giano.news.