Regna l’incertezza sul Regolamento UE che segnerà il destino delle auto a combustione e dell’automotive in generale. La Presidenza svedese dell’Unione Europea ha deciso di rinviare il voto sul controverso testo che descrive tempi e modi della transizione sostenibile del mondo automotive. La decisione arriva dopo l’ennesimo posticipo della riunione del Comitato dei Rappresentanti, l’organo che coordina le riunioni del Consiglio. L’incontro dei Parlamentari Europei serve a trovare un accordo preventivo per non incorrere in brutte sorprese prima della ratifica dell’atto. Lo spostamento del voto a data da destinarsi è il segno che la mediazione di questi giorni tra favorevoli, contrari e indecisi non ha portato a una soluzione ampiamente condivisa. La scelta della Presidenza UE riaccende le speranze delle industrie dell’automotive italiana e tedesca che gli e-fuels possano rappresentare la chiave per mitigare i costi della transizione della mobilità.
Quali sono i prossimi step?
Il Regolamento UE sulle auto dovrà ottenere la maggioranza qualificata per poter vedere la luce: 15 Stati a favore su 27. Inoltre, i votanti dovranno rappresentare il 65% della popolazione totale dell’Unione Europea. Alla luce di questi numeri, è chiaro che il “fronte del no” ha tutti i numeri per bloccare l’attuale bozza. La decisione dell’Italia di porre il veto al testo ha contribuito in maniera determinante a spostare l’ago della bilancia.
Il nostro Paese può tirare un sospiro di sollievo. La transizione verso l’elettrico potrebbe provocare un crollo degli investimenti del 25% in 10 anni, la chiusura di più 500 imprese solo nella componentistica e la perdita di 60.000 posti di lavoro, secondo le stime di Federmanager e AIEE (Associazione degli Economisti dell’Energia).
«L’elettrificazione richiede cambiamenti significativi nell’intero settore automobilistico che devono essere pianificati e guidati con la dovuta attenzione, al fine di evitare effetti economici, industriali e sociali indesiderati», si legge nella lettera inviata dal Governo italiano alla presidenza Ue e agli altri Stati per motivare il no. «Le auto con motore termico sono di proprietà di cittadini a basso reddito e rimarranno in circolazione oltre il 2035. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto dal modo in cui diventeranno accessibili per questi cittadini».
«Stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili, il regolamento proposto non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l’Italia non può sostenerlo», conclude la lettera.
Automotive, il rinvio del voto apre uno spiraglio per gli e-fuel
Il rinvio del voto sul Regolamento europeo potrebbe rivelarsi il cavallo di Troia che permetterà agli e-fuel di fare il proprio ingresso nel percorso europeo di transizione verso la decarbonizzazione della mobilità. Se il tempo a disposizione non sarà sufficiente, Berlino e Roma potranno sperare ancora che i combustibili Green trovino spazio in una delle misure del pacchetto Fit for 55 in lavorazione. La Germania ha ufficialmente chiesto a Bruxelles un impegno concreto sui carburanti sintetici.
Parliamo dei combustibili che si compongono di anidride carbonica o monossido di carbonio catturati nell’atmosfera, idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili e una percentuale minima di petrolio. I vantaggi ambientali si sommano alla possibilità di utilizzare la rete di distributori esistenti e nei motori a combustione senza bisogno di modifiche ingegneristiche. Le prestazioni risentirebbero in parte della sostituzione, ma basterebbe produrre sistemi appositi, che non richiedono interventi sostanziali sulle linee di produzione.
Automotive, data ultima 2026
«Noi abbiamo fatto la proposta. Il passaggio all’elettrico non accade dal giorno alla notte e poi avremo una revisione a metà, nel 2026, prima del 2035»: così Thierry Breton, commissario UE al Mercato interno, ha commentato la situazione di stallo. La revisione di cui parla Breton è la Review Stage, che valuterà la fattibilità del blocco totale alle auto endotermiche a partire dal 2035. Mancano però ancora 3 anni prima della verifica dei reali progressi compiuti nel percorso verso la riduzione delle emissioni. Nel frattempo, le industrie dell’automotive italiana e tedesca chiedono maggiori certezze riguardo l’ammissibilità degli e-fuels.
I timori del mondo dell’automotive
L’industria europea teme di non possedere i mezzi e le risorse per riuscire a compiere il passaggio dalle auto a combustione a vetture a emissioni zero nei tempi e nelle modalità fissate dal Regolamento UE. Parliamo di una vera e propria rivoluzione. L’Agenzia internazionale dell’energia st la transizione energetica creerà 14 milioni di nuovi posti di lavoro e richiederà il trasferimento di circa 5 milioni di lavoratori dai settori dei combustibili fossili, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia. Inoltre, si prevede una migrazione di 16 milioni di lavoratori verso i segmenti dell’energia pulita. Un’operazione che richiederà competenze e formazione aggiuntive.
Le concorrenti cinesi e americane sono molte, agguerrite e ben attrezzate per vincere la guerra delle vendite di auto elettriche. La Cina, in particolare, può vantare su una delle maggiori riserve di litio e altri minerali rari che compongono le batterie delle EV. Nell’altro lato del Globo, negli Stati Uniti, fioriscono le startup che producono vetture elettriche. Quando società innovative come Rivian e Lucid Motors non brillano, come nei primi mesi del 2023, a dominare la scena è il colosso guidato da Elon Musk. Lo squilibrio tra Europa, Cina e Usa rischia di tradursi in minori guadagni per le case automobilistiche europee.
L’Europa perderà terreno rispetto agli Stati Uniti?
Non sono solo le case automobilistiche europee a rischiare di perdere competitività rispetto alle concorrenti. Lo stesso accadrebbe infatti all’appeal del Continente per gli investitori, che potrebbero spostare la loro attenzione su Cina e Usa. La settimana prossima la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, volerà negli Stati Uniti d’America. Qui, il 10 marzo incontrerà il Presidente americano Joe Biden per trovare un accordo sull’Inflation Reduction Act (IRA). Un’intesa contribuirebbe a rassicurare in parte i 27 Paesi europei.
L’imponente sistema di aiuti varato dalla amministrazione Biden sta già convincendo alcune aziende a spostare la produzione di automobili negli Stati Uniti. Questo accresce il mercato nazionale e calamita l’attenzione degli investitori. L’IRA mette infatti sul piatto 400 miliardi di dollari.
Il Governo italiano sta valutando la possibilità di introdurre incentivi alla produzione nazionale di auto. «La maggior parte degli incentivi sono andati a macchine Stellantis ma soprattutto a macchine Stellantis realizzate all’estero», ha affermato Adolfo D’Urso, Ministro per le Imprese e per il Made in Italy. «Stiamo valutando come, da subito, realizzare degli incentivi che, di fatto, in qualche misura, incentivino la produzione nazionale di autovetture». ©
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