Ieri -49,5%. Oggi a metà seduta siamo a -22%. First Republic, banca regionale del West americano, sembrava cavarsela dal crac quando oltre un mese fa aveva ricevuto 30 miliardi di linee di credito dalle big del credito Usa. Ma la comunicazione della fuga di 104 miliardi di depositi e, soprattutto, la volontà di vendere fino a 100 miliardi di asset per riequilibrare i conti hanno mandato ko il titolo e riacceso le paure su un credit crunch americano e globale, alla luce di nuovi aumenti di tassi da parte della Fed e della Bce, con conseguente recessione.
Milano pesante
Le brutte notizie che arrivano da San Francisco spingono a vendere i titoli bancari di casa nostra. Bper cede oltre il 6,7%, Banco Bpm perde quasi il 5,3%, Mps il 4,9%. Intesa è la meno peggio con -1,53 mentre UniCredit lascia sul terreno circa due punti percentuali. Si salvano i petroliferi: Eni (+0,9%) grazie all’annuncio di nuovi progetti e Tenaris (+1,5%) con gli analisti che vedono una trimestrale in crescita. Alla fine, dopo il -1% di ieri, Piazza Affari scivola di un altro 0,54% tornando praticamente a 27mila punti, quasi mille in meno rispetto a una settimana fa.
Ultimi tentativi
I consulenti di First Republic cercano un altro aiuto dalle grandi banche statunitensi con questo ragionamento, come fa sapere l’emittente Cnbc: acquistate obbligazioni da First a tassi superiori a quelli di mercato per una perdita di qualche miliardo di dollari, perché in caso contrario dovrete affrontare circa 30 miliardi di commissioni Fdic quando First Republic fallirà. Il Fdic è l’ente che interviene per salvaguardare i correntisti, com’era accaduto quando prese il possesso della fallita Silicon Valley bank a inizio marzo.
Ultimo tentativo anche per risolvere il caso Telecom. Rumors indicano incontri in questi giorni tra Vivendi, primo azionista, ed esponenti governativi per capire le prossime mosse. Il 4 c’è un cda che dovrebbe decidere sulle offerte per la rete, offerte giudicate insufficienti dalla stessa Vivendi. Il titolo torna a sperare, +1,6%.
Il Nasdaq rialza la testa
Dopo varie sedute insipide, se non negative, il Nasdaq batte invece un colpo. Grazie alle trimestrali oltre le attese di Alphabet e soprattutto di Microsoft, che fa un balzo superiore al 7% arrivando al massimo di 12 mesi a 295,73 dollari. Stasera, a mercati chiusi, ci sono i conti di Meta. E domani sera tocca ad Amazon, che sale di quasi il 3% annunciando nuovi tagli di personale. Domani c’è anche il dato sul Pil Usa del primo trimestre e venerdì l’inflazione Pce, quella legata ai consumatori, tanto cara alla Fed. Federal Reserve che mercoledì dovrà esprimersi sui tassi. Il mercato sconta un altro +0,25%, però bisogna vedere come finirà la vicenda First Republic.
Oro e Bitcoin
Da osservare il boom degli ultimi giorni, sui timori di recessione, del Bitcoin che in poche ore con un balzo di oltre l’8,5% si porta a ridosso dei 30mila dollari. Anche Ethereum, +7,3%, torna a un passo dai 2mila dollari. Chi invece rivede i 2mila dollari l’oncia è l’oro. ©