domenica, 28 Aprile 2024
Sommario

Il lavoro con l’intelligenza artificiale generativa non si crea né si distrugge, ma si trasforma. Nei prossimi anni si prevede un aumento dell’occupazione soprattutto nel Paesi a reddito alto e medio-alto (dove si registra una quota rilevante di colletti bianchi), proprio grazie all’utilizzo dell’AI generativa, come ad esempio GPT-4 (FONTE: OIL). «L’AI non alimenterà la disoccupazione», dice l’austriaco Georg Gottlob, Professore di Informatica dell’Università di Oxford, considerato tra i più autorevoli esperti di intelligenza artificiale a livello internazionale, pronto a trasferirsi in Italia per proseguire le proprie ricerche sull’AI e perfezionare il corso di laurea in Medicina e Tecnologie Digitali dell’Università della Calabria. L’impatto maggiore della nuova tecnologia si avrà solo nel lavoro d’ufficio, mentre sull’automazione degli impieghi svolti dalla manovalanza gli effetti della robotizzazione saranno limitati. Ad essere altamente esposte saranno quindi le mansioni impiegatizie e amministrative, con un impatto sul 24% delle posizioni, mentre per gli altri gruppi professionali la quota di compiti altamente a rischio va dall’1% al 4%. Un numero che si riduce drasticamente nei Paesi a basso reddito, dove solo lo 0,4% dell’occupazione totale è potenzialmente esposto agli effetti dell’automazione.

Intelligenza artificiale, posti di lavoro a rischio: sì o no?

Considerate le potenzialità della tecnologia GPT (Generative Pre-Training Transformer), saranno a rischio gli impiegati di supporto, gli operatori di call center, intervistatori per sondaggi/ricerche di mercato, venditori a contatto con i clienti, tecnici e professionisti associati e più in generale i cosiddetti lavoratori della conoscenza. Il motivo sarebbe riconducibile alla capacità dell’AI generativa di svolgere compiti cognitivi, come analizzare il testo, redigere documenti, o eseguire ricerche negli archivi privati e nel web. Appare irrisorio, invece, il possibile impiego nell’assemblaggio di impianti e macchine. In generale, i lavoratori impegnati in mansioni elementari, artigiani, agricoltori, pescatori e coloro che operano in settori similari non dovrebbero essere particolarmente toccati.

L’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro

L’impatto complessivo dell’uso dell’AI sul mercato del lavoro, tuttavia, rimane sconosciuto. Ciò che è certo riguarda un’unica evidenza statistica: il potenziale aumento dei posti di lavoro e delle performance attraverso l’automazione. Risultato in linea con l’influenza positiva del progresso tecnologico su occupazione e produttività osservato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro nei decenni scorsi. Si tratta quindi di integrare le mansioni con l’AI, non di sostituirle. Per scongiurare violente scosse nel fragile equilibrio del mercato del lavoro, l’OIL lancia un monito alle istituzioni invitando le autorità politiche ad attivare strumenti adeguati a limitare l’impatto socioeconomico della diffusione dell’AI concentrandosi su formazione e tutela sindacale.

Gottlob: «L’intelligenza artificiale semplifica il lavoro»

Gottlob afferma che «l’intelligenza artificiale generativa semplifica il lavoro. È possibile dare delle indicazioni per scrivere una lettera in pochi secondi e poi correggerla prima di inviarla. Questo fa risparmiare tempo. Non credo che spariranno delle professioni con la diffusione dell’AI. Penso invece che si alleggerirà la mole di lavoro per molti, senza però creare disoccupazione, perché prima o poi lavoreremo tutti meno ore a settimana».

Dunque non assisteremo a licenziamenti di massa?

«No, ne sono convinto».

C’è una figura più richiesta?

«Il nuovo profilo più ambito dal mercato dell’AI è quello del prompt engineer. Una figura professionale capace di allenare gli algoritmi fornendo indicazioni utili affinché restituiscano all’utente risposte adeguate alle loro richieste. Ci sono già aziende che reclutano prompt engineer per pianificare campagne pubblicitarie o ricerche sulla concorrenza. Inoltre, serviranno tanti lavoratori che sappiano utilizzare i sistemi di intelligenza artificiale generativa per le interrogazioni complesse, come gli specialisti di basi di dati, o database administrator. Professionisti capaci di estrapolare le informazioni dai sistemi di AI generativa. In generale, con l’intelligenza artificiale, la manovalanza perde posti di lavoro, lo dimostra la robotica che ha già ridotto, solo in parte, le opportunità occupazionali. Con l’AI generativa invece è diverso».

Ci spieghi meglio

«Finora abbiamo visto che quando è stata introdotta una tecnologia nuova si sono persi posti di lavoro, però ne sono stati creati altrettanti con profili interessanti e di livello più alto. Il mondo si evolve così. Non credo che l’intelligenza artificiale farà licenziare tutti all’improvviso. I colletti bianchi non spariranno. Certo, quando ci saranno gli autobus o i taxi automatizzati si estingueranno autisti e tassisti, ma vi saranno nuove mansioni da compiere e persone da occupare. Bisogna tener conto però che tali cambiamenti non avverranno in un breve lasso di tempo. Non c’è nulla da temere. Se l’intelligenza artificiale arriverà a far di tutto, noi avremo più tempo libero, risorse, cibo. Bisogna però vigilare, stare attenti affinché questi sistemi non siano concentrati in un solo ente o azienda. Il monopolio dell’AI generativa potrebbe essere estremamente pericoloso».

Intelligenza artificiale e lavoro. Cosa accade in Italia

In Italia l’8% delle imprese sta investendo in ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale, mentre il 15,2% prevede di farlo nel prossimo futuro. È quanto emerge dallo studio Intelligenza artificiale e rischio automazione: impatto su lavoro e imprese redatto dall’Ufficio Studi di Confartigianato insieme all’Osservatorio Micro e Piccole Imprese di Confartigianato Lombardia. Sembrerebbe che le aziende italiane stiano sfruttando  questa novità come strategia per ottimizzare la produzione ed essere più competitive sul mercato. Dai dati divulgati da Confartigianato, risulta che le professioni con un’alta esposizione dell’occupazione all’impatto dell’intelligenza artificiale in Italia comprendono 8 milioni e 366mila lavoratori, ovvero il 36,2% del totale degli occupati. Una percentuale inferiore alla media del resto dei 27 Paesi europei, che si attesta sul 39,5% dei lavoratori esposti ai cambiamenti derivanti dall’utilizzo dell’AI.

Intelligenza artificiale: lavori ad alto e basso rischio automazione

Ad alto rischio automazione sarebbero le imprese di estrazione minerali; le industrie alimentari, tessili e del tabacco; chi opera nella produzione di auto, abbigliamento, carta, legno, prodotti in legno, carta e metallo, apparecchiature elettriche e non elettriche per uso domestico. A queste realtà si aggiungono le aziende di stampa e riproduzione di supporti registrati, di trattamento e smaltimento rifiuti; di recupero dei materiali, di trasporto terrestre e mediante condotte, servizi di ristorazione, postali e attività di corriere, nonché servizi per edifici e paesaggio. Al contrario, a basso rischio automazione in Italia risultano essere: l’assistenza sanitaria, le attività legali, la contabilità, la ricerca, la selezione personale, la produzione di software, le consulenze informatiche, gli studi di architettura e d’ingegneria, i collaudi e analisi tecniche, le attività immobiliari, le attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale, i servizi sociali, l’istruzione, la pubblicità, le telecomunicazioni, le agenzie di viaggio e i tour operator, il trasporto aereo, l’estrazione di petrolio greggio e di gas naturale.  ©

📸 Credits: Canva

Articolo tratto dal numero del 1 ottobre 2023. Abbonati!

Articolo tratto dal numero del 1 ottobre 2023 de il Bollettino. Abbonati!

Giornalista professionista appassionata di geopolitica. Per Il Bollettino mi occupo di economia e sviluppo sostenibile. Dal 2005 ho lavorato per radio, web tv, quotidiani, settimanali e testate on line. Dopo la laurea magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale, ho studiato arabo giornalistico in Marocco. Ho collaborato a realizzare in Saharawi il documentario La sabbia negli occhi e alla stesura della seconda edizione del Libro – inchiesta sulla Statale 106. Chi è Stato?