lunedì, 4 Novembre 2024
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La maggior parte dei presidi sono donna. I due bandi di concorso per il reclutamento di circa 1.000 dirigenti scolastici prevedono una sorta di preferenza in favore del genere maschile. Una scelta che ha destato allarmismo, ma in realtà non penalizzerà le insegnanti che aspirano a sedere nello scranno più alto degli istituti scolastici.

I bandi per il reclutamento dei nuovi dirigenti scolastici

I bandi non sono stati ancora pubblicati. È ovvio che presentino il rispetto delle norme vigenti. Tra queste, anche l’articolo 5 del decreto-legge n. 36 del 2022 sulla parità di genere. Tale norma prevede che le pubbliche amministrazioni attribuiscano vantaggi specifici nelle carriere del genere meno rappresentato. Questo nelle assunzioni si traduce in preferenze di scelta, in base appunto al genere, a parità di qualifica nel punteggio conseguito attraverso le prove concorsuali. Il decreto legge è stato reso applicabile a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto n. 82 del Presidente della Repubblica del 16 giugno. Un atto che cristallizza le norme di accesso al “posto fisso” stabilendo come debbano avvenire le assunzioni.

La parità di genere applicata nei concorsi

Semplicemente, a parità di titoli e merito, si preferisce attingere dalle graduatorie selezionando i candidati appartenenti al genere meno rappresentato in quel determinato settore e per le qualifiche per le quali si concorre. Il tutto solo nel caso in cui lo scarto tra la presenza femminile e maschile sia superiore al 30%. Insomma, non vi sarebbe nulla di strano visto che nelle scuole oltre 8 docenti su 10 sono di sesso femminile. Si provvede solo ad applicare la legge preferendo assumere uomini nelle regioni dove il numero di donne presidi è maggiore del 30%: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

Perché le “quote blu” non sono pericolose

«È fuorviante ed errato classificare il genere meno rappresentato come “quote blu”» secondo Antonello Giannelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi. «Quando si parla, ad esempio, di “quote rosa” si intendono un certo numero di posti riservati. In questi concorsi invece si tratta di una preferenza in favore del genere meno rappresentato. Condividiamo a pieno questa scelta. Tale norma non comporterà grandi cambiamenti. Se 1 o 2 posti verranno affidati in base a questa preferenza, sarà anche troppo. Tra l’altro si tratta di un criterio che si trova alla fine di una lista molto lunga. Inoltre si applica solo a parità di punteggio tra due candidati e a parità di altre condizioni. Mi pare sia una scelta sacrosanta, visto che parliamo di parità di genere. Ripeto è applicabile solo a parità di punteggio, non è una quota di posti riservati».

Giornalista professionista appassionata di geopolitica. Per Il Bollettino mi occupo di economia e sviluppo sostenibile. Dal 2005 ho lavorato per radio, web tv, quotidiani, settimanali e testate on line. Dopo la laurea magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale, ho studiato arabo giornalistico in Marocco. Ho collaborato a realizzare in Saharawi il documentario La sabbia negli occhi e alla stesura della seconda edizione del Libro – inchiesta sulla Statale 106. Chi è Stato?