sabato, 27 Aprile 2024

MPS venduta a tranche: si allontana l’opzione UniCredit

Sommario

È deciso: nonostante le voci, un matrimonio non c’è ancora. Il Governo lancia una vendita-lampo di quote pari al 12,5% del capitale sociale di Monte Paschi, facendo scendere così la sua partecipazione totale al 26,73%. Insomma, l’opzione della cessione “a tranche” è ormai definitiva, mentre esce di scena la tanto ventilata ipotesi di unione con UniCredit. Che però continua a guardarsi intorno.

MPS: la nuova cessione

Per Monte dei Paschi di Siena si apre un nuovo capitolo. Dopo la prima cessione di novembre, con la quale il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva dato via circa il 25% delle sue quote nella banca, un’altra fetta dell’istituto viene privatizzata. A pochissimo dalla scadenza dei tre mesi minimi richiesti dalla norma per una seconda vendita, il MeF si separa di un altro po’ di MPS grazie a un “accelerated book building” che consente di raccogliere nel giro di poche ore le richieste di investitori istituzionali selezionati. Questi ultimi, peraltro, rispondono più che bene, con una domanda che supera di tre volte l’offerta: il risultato è uno sconto sul prezzo di listino del solo 2,5% e una raccolta netta di 650 milioni di euro. Segue un lieve calo fisiologico di meno del 3%, già prontamente recuperato dal titolo. Un ulteriore conferma del risanamento del banco senese, che a fine 2023 ha registrato un utile da oltre 2 miliardi di euro, staccando il primo dividendo dopo anni di perdite.

Svanisce l’opzione fusione

Nel giro di pochi mesi, lo Stato passa dall’avere quasi due terzi a poco più di un quarto del capitale circolante. E l’opzione di un’operazione di M&A che chiuda una volta per tutte il dossier MPS scompare. Da quando, nel 2017, il Ministero era stato costretto a intervenire per evitare una bancarotta, si è spesso parlato di una fusione con un istituto di credito più sano. Una soluzione, tra l’altro, non sconosciuta al mondo bancario italiano, che già nel 2008 aveva salvato la dissestata Antonveneta proprio con l’acquisizione da parte di Monte Paschi. Principale candidato per il connubio, UniCredit (ne avevamo parlato qui). Il secondo gruppo bancario italiano nel 2021 era andato a un passo dal finalizzare l’accordo, poi saltato ai tavoli delle trattative. Adesso, con il MEF fuori dai giochi, la situazione cambia.

UniCredit e M&A: potenziali obiettivi

Nel frattempo, dai vertici di UniCredit arriva un nuovo interessamento a una fusione. Anche tenendo conto di tutti i requisiti di riserva minima (Basilea IV) dispone di circa 6-7 miliardi di euro di capitale in eccesso ed è più che intenzionata a metterli a frutto. «Sarei deluso di doverlo solo restituire agli azionisti» ha dichiarato l’Amministratore Delegato Andrea Orcel. Con un passato da guru dell’M&A in Merrill Lynch, spesso additato come il player più aggressivo nel segmento bancario italiano, Orcel sembra proprio l’uomo giusto per mantenere la promessa. E subito riparte il Risiko sui potenziali bersagli . Principali indiziati, Banco BPM, Mediobanca e Generali, ma anche Fineco e BPER. O, perché no, una ormai risanata (ma molto più costosa) MPS.

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📸 Credits: Canva.com

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".