Modalità alternativa di raccolta liquidità per i 27 Paesi UE. È il Regolamento europeo 47/2020 – ECSP (European Crowdfunding Service Providers), entrato in vigore nel nostro Paese il 10 novembre 2023, che mette tutte le piattaforme europee di Crowdfunding in condizione di poter operare agevolmente anche all’estero. L’industria italiana del CrowdInvesting nell’ultimo anno ha distribuito fondi per 344 milioni di euro (Report italiano sul CrowdInvesting del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano). L’ESMA – European Securities and Markets Authority (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) ha riconosciuto tutti i 48 portali tricolore autorizzati dalla CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) che si occupano di equity cowdfunding, ovvero di campagne per collocare capitale di rischio per le PMI e imprese sociali. Tra il 2022 e il 2023 hanno generato un flusso di denaro di 87 milioni di euro devoluti a progetti non immobiliari e 56 milioni di euro sulle piattaforme immobiliari, cresciute del 28%.
«In 10 anni abbiamo finanziato circa 160 società, che hanno creato 3.500 posti di lavoro dal Nord al Sud Italia», dice Tommaso Baldissera Pacchetti, fondatore e amministratore delegato di CrowdFundMe l’unica realtà di CrowdInvesting italiana quotata in Borsa.
Cosa è cambiato dall’entrata in vigore della nuova regolamentazione europea del Crowdfunding?
«Al momento non notiamo grossi cambiamenti, anche se ci attendiamo un incremento del Crowdfunding transfrontaliero. Si apre un Mercato, degli scenari interessanti che contiamo avranno risvolti positivi sulla raccolta».
Come hanno reagito le piattaforme di crowdfunding italiane?
«Ci stiamo ristrutturando per andare a operare in Europa. Basti pensare che tutta la contrattualistica e tutte le pagine dei siti devono essere sviluppate nella lingua del Paese nel quale si intendono proporre i progetti da finanziare. È bello vedere che c’è un’uniformità di controllo sul Mercato. Ci garantisce la corretta operatività da parte di tutti i portali di crowdfunding, anche se crea barriere all’ingresso. In molti non hanno ottenuto l’autorizzazione, ma si tratta di precauzioni a garanzia dell’investitore».
Com’è stato il vostro percorso per la quotazione?
«Siamo nati nel 2014. Ci siamo subito chiesti come potesse fare una Startup a raccogliere capitali. Volevamo crescere e siamo entrati in Borsa, introducendo così la finanza alternativa all’interno della finanza tradizionale dei salotti borsistici europei. La quotazione è stata una grande opportunità per far conoscere il nostro strumento di raccolta fondi online».
Che cosa vi aspettate adesso?
«Riteniamo di avere il potenziale per consolidare il mercato italiano e far crescere la quota di CrowdFundMe di mercato estero, che attualmente è al 6-7%. L’obiettivo è finanziare non soltanto Startup, ma sempre di più le PMI perché pensiamo che l’equity Crowdfunding debba essere uno strumento complementare al classico canale bancario non soltanto per le società giovani, ma anche per quelle storiche che però necessitano di capitali. Vogliamo offrire una possibilità ulteriore agli imprenditori per diversificare il fabbisogno finanziario. A noi piace sempre dire che facciamo parte di un meccanismo di finanziamento delle imprese, ma è soltanto una parte dell’ingranaggio. Ci sono anche altre componenti che aiutano a far girar la macchina, dando benzina alle società attraverso i capitali. Con il Crowdfunding stiamo attraversando questa difficile congiuntura economica, generando un notevole impatto sociale».
Avere disposizioni uniformi in Europa per la raccolta online di capitali fino a 5 milioni di euro porterà a una maggiore diffusione del Crowdfunding in tutti i Paesi membri. Il rigore imposto è destinato a sollecitare gli investitori più reticenti ad adottare questa formula non comune di finanziamento grazie alla maggiore protezione offerta?
«Notiamo un rinnovato entusiasmo da parte di chi investe. Crediamo che con il nuovo regolamento si manterrà questo trend, in quanto comporta una maggiore selezione delle iniziative. Di questo beneficiano gli investitori perché la qualità sui portali è superiore. Inoltre la burocrazia per l’utente è snella, le modalità di raccolta sono semplificate» dice Giancarlo Vergine, fondatore di Over Ventures, società di consulenza che guida Startup e PMI nelle pratiche di Crowdfunding.
«La nostra società ha affiancato la prima campagna partita col nuovo Regolamento in Italia. Ci stavamo lavorando da prima con il portale Mamacrowd e siamo orgogliosi di avere questo primato. La protagonista del progetto è una piccola impresa friulana. Personalmente opero nell’equity Crowdfunding dal 2016. Collaboriamo sia con le Startup sia con le PMI che vogliono usare strumenti alternativi di finanziamento. Le prepariamo e supportiamo nella fase di raccolta attraverso le piattaforme. Dall’avvento della nuova regolamentazione europea abbiamo iniziato a collaborare con portali esteri. Siamo tra i pochi che hanno una partnership con Seedrs e Crowdcube, le due principali piattaforme internazionali. Lavoriamo nel coinvolgere le Startup che sono alla ricerca di capitali e vogliono espandersi oltre i confini nazionali, quindi sono già in una fase più avanzata e hanno la necessità di fare questo tipo di operazioni con portali stranieri. Allo stesso tempo continuiamo a collaborare con le piattaforme italiane seguendo le transazioni delle imprese che ci chiedono di sostenerle».
Come evolverà il Mercato del Crowdfunding?
«Questa nuova regolamentazione europea era partita già 2 anni fa, poi a causa di alcuni ritardi in Italia è entrata ufficialmente in vigore all’ultimo giorno disponibile. Prevede una serie di nuove verifiche, procedure da seguire per investire su questo tipo di asset, che sono comunque molto rischiosi. Viene garantita trasparenza e chiarezza sulle transazioni proposte al pubblico del Crowd. A ciò si associa l’opportunità di raccogliere capitali per aziende nell’intero territorio comunitario. È un grande cambiamento. Si sono abbattuti un po’ i confini dell’Unione Europea e non possiamo che attendere ottimi risultati da questo nuovo corso. L’uniformazione permette di moltiplicare le opportunità, ampliando notevolmente il ventaglio di potenziali investitori. Si può fare comunicazione e promuovere i progetti all’esterno dei confini nazionali, attingendo a risorse in tutti gli Stati membri. Basta ottenere il passport dedicato, facendone apposita richiesta. Per la caratteristiche e l’attrattività del Made in Italy prevedo ottimi riscontri nel prossimo futuro».
Quali strategie metteranno in campo le attività di consulenza?
«Siamo degli advisor: per noi si tratta di modificare l’approccio, non l’infrastruttura, come nel caso dei portali. Questi ultimi devono intervenire sulla parte IT per adeguarsi al Regolamento europeo che impone controlli certosini sulla profilazione degli investitori. Dal nostro canto, abbiamo provveduto ad implementare alcuni requisiti nei nostri algoritmi, nulla di più. Per le piattaforme è stato invece diverso il processo di adeguamento perché hanno dovuto sottoporsi all’approvazione delle autorità preposte per il rilascio della licenza».
Quali sono le condizioni del Crowdfunding italiano?
«Il Mercato è cresciuto e le prospettive appaiono abbastanza rosee. Notiamo nuovi paradigmi, una sorta di inversione di rotta nella percezione di uno strumento che veniva fino a ieri visto erroneamente dalle aziende che non riuscivano ad accedere ad altre forme di finanziamento come l’ultima spiaggia per ottenere liquidità a aumentare i capitali. Un pregiudizio che creava un blocco e crediamo sia ormai scardinato. Anzi. Il Crowdfunding viene percepito per quello che è realmente: uno strumento potentissimo per accelerare il processo di fundraising. Una formula accolta di buon grado anche da forti investitori istituzionali. Sono sempre più numerose le aziende con popolose community che danno vita a campagne di grande successo. Un esempio su tutti può essere quello raggiunto dalla birra artigianale piemontese Baladin, una PMI che vede tra i soci imprenditori come Oscar Farinetti, patron di Eataly. In soli 7 giorni hanno raccolto ben 5 milioni di euro da oltre 2.500 persone. Una cifra da record per l’Italia, non tanto per l’importo, quanto per la velocità con la quale si è monetizzato fidelizzando la propria clientela. Un coinvolgimento diretto che lascia ben sperare soprattutto per la rapidità con la quale si riesce a far fronte al fabbisogno finanziario delle imprese che necessitano di capitali per essere competitive ed evolversi. Non preoccupano le difficoltà attuali dell’ecosistema degli investimenti, perché agiamo con strumenti finanziari alternativi capaci di smuovere il Mercato e risollevare l’economia ad ogni latitudine». ©
Articolo tratto dal numero del 15 aprile 2024 de il Bollettino. Abbonati!
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