Rivoluzione all’orizzonte in Premier League nell’ottica del contenimento dei costi. A spingere la norma che introdurrebbe lo spending cap è l’alto indebitamento dei club d’oltremanica, stimato in oltre 3,2 miliardi di sterline a dispetto degli introiti stellari registrati annualmente.
Le regole attualmente in vigore in Premier League
Se approvata, la norma sostituirebbe le attuali PSR (Profitability and Sustainability Rules), che impongono ai club del campionato inglese di non superare i 105 milioni di sterline di perdite aggregate nell’arco di un triennio. Ma come funzionerebbe lo spending cap in salsa Premier?
Un limite al calciomercato
L’idea è quella di imporre ai club un tetto alle spese per il calciomercato. Si discute se la cifra massima debba essere uguale per tutti o definita in base al fatturato della singola società, ipotesi questa più gradita alle big.
Non solo Premier League
Qualcosa di simile esiste già nella Liga spagnola, dove la cifra è determinata in base al potenziale economico del singolo club. Con proporzioni diverse, anche la Serie B italiana adotta un tetto agli ingaggi. Che è presente anche nelle principali leghe sportive nordamericane. Con la differenza che, a differenza del calcio europeo, queste ultime sono dei sistemi chiusi.
Le critiche
Proprio questa è una delle maggiori critiche che vengono avanzate alla proposta. Che potrebbe, nel tempo, ridurre il gap tecnico tra la Premier League e gli altri tornei europei che non impongono limiti alle spese dei club. E che potrebbero teoricamente offrire salari più alti ai calciatori. Anche se la disponibilità economica delle società inglesi rimane sempre decisamente fuori scala per quasi tutte le rivali in Europa. ©
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