giovedì, 13 Novembre 2025

Rinnovabili, tanti investimenti e poca chiarezza

Sommario
rinnovabili

L’Italia spinge sulle energie alternative, ma sono ancora molte le sfide cruciali da vincere per non perdere il treno della transizione energetica. La principale è l’afflusso di capitali pubblico‐privati per costruire nuovi impianti e rinnovare le infrastrutture esistenti. Su questo fronte, ci sono buone notizie. Infatti, la transizione energetica rappresenta un business ancora attrattivo, grazie alle promesse di ritorni e incentivi. Tuttavia, spesso le buone intenzioni degli investitori si scontrano con la burocrazia italiana.

Molti progetti sono bloccati per lentezze nelle procedure di autorizzazione. Un ritardo che impatta particolarmente su impianti di piccola e media scala o che richiedono iter multipli. Il sistema Italia dovrà superare le lungaggini burocratiche e fare chiarezza sui tempi autorizzativi per liberare il pieno potenziale della transizione.

Energie alternative

Negli ultimi anni, l’Italia ha fatto passi avanti importanti sul fronte delle energie alternative, raggiungendo diversi obiettivi Green. In alcuni periodi, la produzione rinnovabile ha superato le fonti fossili. Sono cresciuti anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, con benefici in termini di costi inferiori e maggiore maturità delle tecnologie innovative. Nel 2023, gli investimenti in energia rinnovabile hanno raggiunto gli 80 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al 2022. La potenza complessiva ha raggiunto quasi 51 GW in progetti in corso o pianificati. È stata avviata la realizzazione di 1.180 infrastrutture energetiche, il 23% in più del 2022 e il 170% in più rispetto al 2021. Un boom favorito in particolare dagli impianti di piccola e media scala (meno di 10 MW), che nell’ultimo anno si sono aggiudicati gran parte dei finanziamenti europei disponibili. Infatti, negli ultimi tre anni la taglia media delle infrastrutture è scesa sempre più. A farla da padrone sono i pannelli fotovoltaici e gli impianti agricoli integrati (agrivoltaico), protagonisti dell’aumento maggiore tra le tecnologie Green, grazie anche alla spinta degli incentivi nazionali e dai finanziamenti europei.

rinnovabili

Nel primo semestre del 2024, poi, si è registrato un risultato storico per il nostro Paese. La produzione elettrica da fonti rinnovabili ha superato quella da fonti fossili, un fatto che non era mai accaduto prima.

Le stesse ambizioni nazionali sul fronte energetico sono cresciute. L’ultima versione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC, il documento che delinea la strategia energetica del Paese) ha alzato gli impegni di decarbonizzazione e sostenibilità. L’obiettivo è raggiungere circa il 39,4% del consumo finale lordo nazionale da rinnovabili entro il 2030. Nel settore elettrico, invece, la quota da FER dovrà raggiungere il 63,4% entro il 2030. Gli investimenti stimati per realizzare la capacità rinnovabile necessaria, con un incremento di 147,6 GW rispetto al 2023, ammontano a 174 miliardi di euro entro il 2030. Una spesa che porterebbe un ritorno economico potenziale molto importante, con ricadute in termini di riduzione del prezzo dell’energia e nuovi posti di lavoro.

Freni e direttive

L’Italia, nel panorama europeo, attraversa una fase di accelerazione normativa importante sulle rinnovabili, ma mancano ancora alcuni tasselli importanti per completare il quadro.

La prima spinta arriva daI Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che richiede risultati concreti e misurabili. La recente direttiva europea sulle fonti rinnovabili (RED III) è un motore legislativo importante. Il 30 dicembre 2024 è entrato in vigore il Testo Unico FER (D.Lgs. 190/2024). Il testo ridefinisce i regimi amministrativi per la costruzione, l’esercizio, il potenziamento e il modificamento degli impianti da fonti rinnovabili: attività libera, procedura abilitativa semplificata (PAS), autorizzazione unica (AU). L’obiettivo è semplificare e ridurre i tempi burocratici.

I problemi principali, come spesso accade, riguardano l’applicazione delle norme. Infatti, le Regioni e gli enti locali avevano 180 giorni (entro giugno 2025) per adeguarsi, ma pochi hanno assolto all’obbligo. Diverse amministrazioni locali hanno scelto di fare ricorso contro la norma. Parallelamente, il Governo ha recentemente già varato un “regime transitorio” con il Decreto FER-X 2025 / D.M. 457/2024, che stanzia circa 9,7 miliardi di euro per il 2025 per sostenere nuovi impianti da fonti rinnovabili. Il decreto introduce meccanismi di incentivazione tariffaria per 20 anni e modalità differenziate di accesso: diretto per impianti piccoli, gare per quelli più grandi.

Il DL Infrastrutture 2025 (Decreto-Legge n. 73 del 21 maggio 2025 ) ha introdotto le “zone di accelerazione” per le rinnovabili, aree in cui gli impianti FER hanno un impatto ambientale non significativo, quindi possono essere autorizzati più rapidamente. L’Italia è anche a un passo dal ritorno del nucleare. Il decreto legislativo del 2025 ha introdotto norme per regolamentare l’energia dell’atomo, prediligendo gli Small Modular Reactors (SMR) e Advanced Modular Reactors (AMR). La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della norma è prevista entro la fine della Legislatura, aprendo la strada a una fonte di energia a basse emissioni dal potenziale di crescita importante, ma ancora frenato dagli elevati costi di investimenti, localizzazione e gestione degli impianti.

incentivi

Il potenziale delle comunità energetiche rinnovabili

Un capitolo a parte meritano le Comunità energetiche rinnovabili, realtà che permettono a cittadini, imprese, enti di condividere energia prodotta da fonti rinnovabili all’interno di un territorio e beneficiare di incentivi. Il Gestore dei Servizi Energetici riconosce tariffe incentivanti per l’energia autoconsumata virtualmente all’interno di una CER per 20 anni, con valori che possono variare tra 60 euro/MWh e 120 euro/MWh a seconda della taglia dell’impianto e della zona. L’ultimo bando da 2,2 miliardi di euro pubblicato dal Ministero dell’Ambiente introduce un anticipo del contributo fino al 30%, maggiore flessibilità e fissa un termine fino al 30 novembre 2025 per presentare le domande. Un provvedimento che potrebbe dare una spinta importante allo sviluppo delle energie Green. A questi incentivi si aggiunge un contributo a fondo perduto del 40% dei costi dell’investimento per impianti in CER ubicati in Comuni con popolazione fino a 50mila abitanti, a valere su risorse del PNRR.

Lo sviluppo delle rinnovabili non può però prescindere dai sistemi di stoccaggio. In quest’ottica, il nuovo meccanismo MACSE, pensato per incentivare la capacità di stoccaggio, può diventare la leva per attrarre investitori nel settore più strategico della filiera verde.

Rinnovabili, i prossimi passi

Le novità normative proseguiranno nel corso del tempo. Infatti, sono tanti i dossier energetici sul tavolo del Governo. In programma c’è l’aggiornamento dei correttivi al Testo Unico sulle FER, che mirano a semplificare ulteriormente gli iter autorizzativi e aggiornare la normativa. La novità più attesa riguarda però il Decreto Legge Aree Idonee. Il DL avrebbe dovuto definire criteri e tempistiche certe per il rilascio delle autorizzazioni per infrastrutture Verdi. Tuttavia, la norma è ferma da mesi e non sembra ancora vedersi la luce al fondo del tunnel. Il paradosso è che la legge che avrebbe dovuto accelerare la costruzione di nuovi impianti Green, sta creando ancora più incertezza sui territori. La definizione delle mappe per le zone di accelerazione e delle aree idonee da parte del GSE rappresenterà un crocevia importante: più queste mappe saranno chiare, maggiori saranno le opportunità per investitori e sviluppatori.

Nel frattempo, diverse amministrazioni regionali hanno dovuto congelare le norme e le strategie locali in tema di energia e clima in attesa delle indicazioni del Governo centrale. Fanno eccezione l’Emilia-Romagna e l’Umbria, che hanno approvato progetti di legge che stabiliscono criteri ambientali, agricoli, paesaggistici per l’individuazione di queste zone e l’accelerazione delle autorizzazioni.

Ostacoli sul percorso

Le sfide che possono rallentare o rendere più costosa la transizione non mancano. La prima riguarda il costo del denaro, tornato protagonista nel nuovo scenario energetico. Il rialzo dei tassi e l’aumento dei prezzi di materie prime e componenti hanno rialzato l’asticella della convenienza economica per i progetti rinnovabili.

idroelettrico

Il costo del capitale è oggi il fattore determinante nelle decisioni di investimento degli operatori. In particolare, gli operatori puntano la lente d’ingrandimento sulle condizioni del Mercato globale. Infatti, in un Mondo sempre più interconnesso, la concorrenza sui pannelli cinesi, le tensioni geopolitiche e le politiche industriali statunitensi (IRA) influenzano sempre più la filiera europea. Per questa ragione, la stabilità normativa e la prevedibilità degli incentivi sono fattori decisivi.

La seconda sfida delle rinnovabili

La seconda sfida da affrontare per trasformare la transizione energetica in una risorsa riguarda il rinnovamento degli impianti rinnovabili. Molti risalgono infatti a decenni fa, oppure si basano su tecnologie ormai superate e poco efficienti. Per questa ragione, nei prossimi anni questi impianti richiederanno aggiornamenti, manutenzione e sostituzioni. Il nodo infrastrutturale è altrettanto cruciale. La rete elettrica nazionale deve essere potenziata per accogliere e distribuire l’energia prodotta da fonti non programmabili. Da questo punto di vista, nell’ultimo anno il nostro Paese si è distinto per un’accelerazione significativa nei finanziamenti degli operatori nelle reti. Il vero salto qualitativo passerà dai sistemi di accumulo. Batterie, idroelettrico e stoccaggi saranno determinanti per equilibrare la produzione variabile di energia dalle fonti rinnovabili – per loro natura volatili e non programmabili – e garantire la stabilità del sistema energetico.

La transizione energetica è anche una partita di Governance. I progetti FER si scontrano spesso con un groviglio di regole locali, vincoli paesaggistici e tempi di autorizzazione infiniti, poiché manca una regia nazionale che coordini regioni e enti locali. La partita principale si gioca, però, sul terreno della credibilità. l’Italia deve dimostrare di saper garantire stabilità, ritorni adeguati e tempi certi per convincere il capitale a rimanere nel Belpaese.

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Articolo tratto da il Bollettino de il 1 novembre 2025

Il mio motto è "Scribo ergo sum". Laureato in "Mediazione Linguistica e Interculturale" ed "Editoria e Scrittura" presso La Sapienza, mi sono specializzato in giornalismo d’inchiesta, culturale e scientifico. Per il Bollettino mi occupo di energia e innovazione, i miei cavalli di battaglia, ma scrivo anche di Mercati, spazio e crypto.