giovedì, 5 Dicembre 2024

Calcio e SPAC, Ghiretti, SG Plus: «Sono scettico e vi spiego perché»

Prima l’Inter, oggi, forse la Sampdoria. Un domani il Milan. Le Spac provano a entrare nel nostro calcio. Un settore in forte crisi, che ha sempre più bisogno di risorse e investitori stranieri. In Italia, oggi, sono in mano agli stranieri 8 società di A su 20. E non si tratta di club qualsiasi: Inter, Milan, Roma, Bologna, Fiorentina, Spezia e Venezia e da poco anche il Genoa.

Gli investitori arrivati dall’estero, insomma, sono proprietari di quasi metà della storia del nostro calcio. E non è escluso che entro breve arrivino a 10: la Salernitana deve passare di mano e tra i gruppi che ambiscono a rilevarne le quote ce n’è uno svizzero.

Poi la Sampdoria sarà ceduta nel giro di qualche settimana, tra i principali candidati all’acquisto resiste una cordata inglese che nominerebbe l’ex bomber blucerchiato Gianluca Vialli Presidente. Intanto il club ha nominato un nuovo Cda propedeutico alla vendita e l’ex difensore Marco Lanna come nuovo Presidente. Acquisti, cambi di proprietà che potrebbero arrivare grazie alla Spac. Un veicolo d’investimento che nel calcio italiano, come spiega Roberto Ghiretti, presidente SG plus, non ha ancora trovato però una vera e propria attuazione.

«Di esempi compiuti, reali, seri, strutturati e duraturi in Italia per ora non se ne è visto uno. Ma aggiungo anche che fin qui tutte le partecipazioni popolari sono state per così dire decorative e con poca incidenza a livello decisionale».

La differenza con i fondi è fondamentale…

«La differenza è sostanziale. La Spac nello sport è una realtà che parte da un’esigenza passionale. I partecipanti scelgono di far parte di questo veicolo costruito ad hoc. Se non condivide la scelta può sempre recuperare i soldi e uscirne. Il Fondo d’Investimento invece ha a disposizione molti investimenti e chi amministra tali fondi decide dopo una serie di analisi che quel settore è strategico. E il mondo dello sport lo è da sempre. Ma a differenza della Spac, il Fondo non deve condividere la scelta con gli investitori».

Di azionariato popolare se ne è parlato spesso…

«Sì, in situazioni di grandissimo disagio, di grandissima sofferenza o di presunta rinascita. Il caso più compiuto nell’ultimo decennio è l’esempio del Parma con la PPC (Parma Partecipazioni Calcistiche, ndr) di Marco Ferrari, ex socio dell’attuale sindaco di Bergamo Giorgio Gori, con una serie di persone molto benestanti della città, che però da sole non erano in grado di investire nel club, hanno deciso di unirsi e continuare a far vivere il club ripartendo da categorie inferiori. Ma ora con l’arrivo della proprietà americana a decidere sono loro e non più la PPC».

Di azionariato popolare ne parla da tempo per la sua Inter l’economista Carlo Cottarelli…

«Il progetto proposto da Cottarelli mi sembra fermo. Raccogliere fondi per centinaia di milioni o rilevare i debiti del club di Zhang non è semplice. O davvero diventa un veicolo per una serie di persone che possono essere anche 100 ma con una decina di queste con grande forza economica a rilevare la società o l’azionariato popolare da solo non basta»

È scettico anche sulle Spac?

«È come scalare una montagna senza sapere dove è la cima. Poi ci si può anche riuscire ma come detto a oggi di esempi portati a termine non ce ne sono. Nel momento in cui dieci grandi investitori si radunano non è da escludere, ma bisogna trovarli. La Spac in sé è un veicolo molto interessante però io rimango scettico soprattutto per un motivo: mettere in fila 10, 20, 100 persone stramilionarie più un altro migliaio meno milionarie ma comunque ricche non è semplice anche a livello decisionale».

Capitolo Spac di Gianluca Vialli… 

«Anche la “sua” Spac deve avere l’assenso degli investitori per fare un’operazione di acquisizione. È possibile che ci siano dei fondi all’interno del veicolo. La Sampdoria potrebbe essere acquistata oggi a prezzi molto competitivi e quindi potrebbe essere una scelta vincente. Un’operazione che nasce probabilmente dalla passione ma che diventerà per forza di cose poi speculativa».

Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex Presidente della Sampdoria Massimo Ferrero posso influenzare la scelta da parte degli investitori?

«Non credo possa essere il fronte giudiziario a influenzare la scelta o meno di acquisire un’azienda che resta comunque in crisi e che può essere ceduta a costi inferiori. Anzi può invece essere un buon motivo per investire su un club che se non avesse certi problemi varrebbe probabilmente una cifra diversa».

A questo punto, il calcio italiano è un settore ancora strategico?

«Qualcuno ha dimostrato che ci si può guadagnare. Però in questo momento è un’azienda in forte crisi quindi si rischia su un sistema fragile. Può funzionare solo con una managerialità di alto livello».    ©