lunedì, 29 Aprile 2024

Moda mare: quanto vale il business?

Moda mare

Il mercato dei costumi da bagno (swimwear) nuota a grande velocità verso un giro d’affari di 28,84 miliardi di dollari nel 2027. A spingere il segmento: la crescente propensione dei consumatori agli verso gli sport acquatici e sempre più vacanze al mare. Questo specifico settore continua infatti l’ascesa che lo ha portato dai 21,18 miliardi di dollari nel 2022 a 22,6 miliardi di dollari nel 2023 con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 6,7%. E, se ai costumi sommiamo l’abbigliamento da spiaggia (beachwear), entro meno di 5 anni il turnover totale toccherà i 32,5 miliardi di dollari.

I driver di mercato

Sono principalmente due i fattori che spingono le vendite di costumi da bagno: da una parte la crescente accessibilità dei consumatori alle vacanze al mare anche fuori la canonica stagione giugno-settembre. O merito forse anche del surriscaldamento globale, che ha prolungato la stagione estiva fino a novembre? Anche gli sport acquatici (nuoto, surf, kyte, etc.), che guadagnano di anno in anno sempre più popolarità, hanno fortemente contribuito all’espansione dell’industria. Lo dimostrano marchi specifici come Billabong, Quiksilver, Hurley o O’Neill, che sopravvivono in forte salute principalmente grazie a questa nicchia di mercato.

Come ben sappiamo, poi, negli ultimi anni, è emerso un forte interesse per la sostenibilità e l’etica nella moda, compresa la moda mare. I consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale e sociale dei loro acquisti e cercano brand che utilizzino materiali riciclati, processi di produzione sostenibili e condizioni di lavoro etiche. Ciò ha spinto molti marchi a rivedere le proprie pratiche e a offrire opzioni più sostenibili, come costumi da bagno realizzati con tessuti riciclati o a basso impatto ambientale.

Tutti pazzi per i costumi da bagno

L’ottima salute del mercato è dimostrata anche dalla continua nascita di nuovi brand dedicati esclusivamente alla vendita di costumi. Influencer, aspiranti imprenditori, aziende fast fashion e colossi del lusso: sono in tanti a puntare su questo segmento, sedotti dalle rosee prospettive del business. Solamente in Italia negli ultimi dieci anni sono fioccati i marchi swimwear nati da influencer. Alcuni dei quali ne hanno fatto un vero e proprio business redditizio. Giulia Calcaterra, Chiara Biasi, Chiara Ferragni, Belen e Cecilia Rodriguez, Oscar Branzani, Chiara Nasti: il mercato si sta sicuramente saturando.

Anche se i costi di produzione non sono poi così contenuti, anzi, soprattutto per le piccole imprese possono essere ritenuti considerevoli. Infatti, il costo approssimativo per produrre un pezzo di qualità fatto a mano può oscillare tra i 30 e 50 dollari. Cifra che può però variare considerevolmente a seconda di diversi fattori come il design, i materiali utilizzati, la complessità o il luogo della lavorazione. Di conseguenza nella maggior parte dei casi, è difficile trovare nei negozi, un costume che costi meno di 50/60 euro. Fast Fashion escluso, ovviamente. ©

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Dopo gli studi universitari in relazioni internazionali e un master in Communication & brand management inizia subito a lavorare nella moda a Milano. Scrive a tempo pieno per diverse testate occupandosi di business, moda, lusso e design. La conoscenza finanziaria maturata nell'editoria e l’occhio per le ultime tendenze sono i suoi punti di forza.