domenica, 28 Aprile 2024
Sommario

Timori sui fondi pensione nel 2023, con i rendimenti che hanno subito un calo del 9% lo scorso anno. E i risparmiatori si domandano se oggi sia ancora conveniente investire in questi prodotti. Il 2022 è stato un anno di sfide per i mercati finanziari, con un calo simultaneo nei mercati azionari e obbligazionari. Un evento senza precedenti, che ha infranto le regole classiche della diversificazione. Questo scenario ha avuto un impatto diretto sui rendimenti. «La scarsa performance dei fondi pensione può essere attribuita a questo eccezionale fenomeno di mercato», dice Massimo Famularo, Investment Advisor. «È un evento influenzato da diversi fattori esterni e non riflette necessariamente l’efficacia dei fondi pensione come strumento di investimento. In un contesto di calo sia delle azioni sia delle obbligazioni, non esistono strategie di difesa infallibili».

Alla luce di questi risultati, come si comportano i fondi pensione?

«Dovrebbero continuare a investire nelle classi di asset tradizionali, tra cui azioni, obbligazioni e strumenti quotati. Questo perché, come dimostrato dai fondi americani, la diversificazione in asset alternativi, investimenti in liquidità e immobili comporta rischi significativi, mentre i benefici sono ancora da dimostrare. Tuttavia, una critica costruttiva potrebbe essere la mancanza di diversificazione geografica nei fondi pensione, soprattutto per quelli italiani. Guardando le performance dei mercati globali, sembra che i fondi pensione italiani siano eccessivamente concentrati su strumenti di debito sovrano europei e italiani, piuttosto che su mercati più diversificati a livello mondiale. Un’esposizione maggiore ai mercati emergenti potrebbe essere vantaggiosa, in quanto riduce le perdite durante eventi di mercato eccezionali e offre opportunità di crescita a lungo termine, date le nuove tendenze, come il Nasdaq e l’intelligenza artificiale».

I rendimenti annui medi composti tra il 2013 e il 2022 sono relativamente omogenei tra i vari strumenti: +2,2% per i fondi pensione negoziali, +2,5% per i fondi aperti e +2,9% per i PIP. Nello stesso periodo, il TFR ha registrato un aumento del 2,4% annuo. Quali sono le differenze per un risparmiatore?

«La scelta tra queste opzioni dipende da vari fattori, tra cui la carriera lavorativa, la capacità di risparmio e le esigenze finanziarie personali. Se si cambia spesso lavoro, può essere vantaggioso mantenere il TFR in azienda, in quanto si avrà la possibilità di ricevere una liquidazione ogni volta che si cambia impiego e quindi di investire autonomamente. Questa opzione potrebbe essere ideale per coloro che non sono interessati al beneficio fiscale e sono in grado di fare investimenti a lungo termine. I fondi pensione, invece, possono essere utili per coloro che fanno fatica a risparmiare regolarmente. Questi fondi rappresentano una forma di risparmio forzoso e potrebbero essere particolarmente vantaggiosi per i giovani lavoratori che faticano a mettere da parte denaro ogni mese. Quanto ai PIP (Piani Individuali di Pensionistici), sarebbe consigliabile aderire solo nei limiti del beneficio fiscale di 5.164,57 euro. Una volta sfruttato questo beneficio, potrebbe essere più conveniente investire in fondi comuni o ETF in modo autonomo, per ottenere una maggiore diversificazione e sfruttare i macrotrend. Perciò, la distinzione tra queste tre tipologie è principalmente una questione di agevolazione fiscale».

Solo il 18,8% degli under 35 italiani sottoscrive un fondo pensione. Come mai un valore così basso?

«La bassa partecipazione dei giovani può essere attribuita a due fattori principali. Il primo è la mancanza di un’adeguata educazione finanziaria, che non permette di avere le competenze necessarie a comprendere l’importanza del risparmio per la previdenza. Questa carenza è dovuta all’assenza di un insegnamento specifico nelle scuole sull’economia e il risparmio. Il secondo fattore è strutturale e legato alle condizioni del mercato del lavoro: l’ingresso tardivo nel mondo lavorativo e le condizioni spesso sfavorevoli rendono difficile per i giovani accumulare un risparmio sufficiente. Molti under 35 hanno difficoltà a risparmiare a causa dei bassi salari e delle priorità di spesa, come l’acquisto della prima casa».

Acquistarla è un buon invesimento?

«Esiste una differenza significativa tra le grandi città o i luoghi in cui il mercato immobiliare è in crescita e il resto del Paese. In alcune aree, l’acquisto potrebbe essere più conveniente rispetto all’affitto, o almeno lo era prima dell’aumento dei tassi di interesse. Tuttavia, questa scelta è influenzata da vari fattori, tra cui il costo del denaro, che è aumentato rispetto all’anno precedente, e l’andamento del mercato immobiliare, che in Italia è in forte crescita in alcune aree, ma tentenna in altre. Inoltre, c’è un tema demografico: la popolazione invecchia, il numero di giovani diminuisce e l’immigrazione non è sufficiente a fermare il declino. La maggior parte delle persone possiede già una casa, quindi, tranne in pochi mercati, le prospettive per l’immobiliare non sono positive. In molti centri con meno di 100.000 abitanti, c’è un eccesso di offerta: ci sono più case che persone che le cercano. Di conseguenza, l’acquisto potrebbe non essere la scelta più conveniente, soprattutto per i giovani che tendono a spostarsi e a cambiare città. In Italia, non abbiamo una forte cultura dell’affitto. Questo richiede un’educazione finanziaria che ci insegni a confrontare il costo dell’affitto con la rata del mutuo. Di conseguenza, è come se fosse presente un doppio mercato: nelle grandi città gli affitti sono alti e i prezzi delle case aumentano, mentre nel resto del Paese la situazione è stagnante, rendendo l’affitto una scelta più conveniente».

Come si può investire per il pensionamento, se si è lavoratore autonomo?

«Se non si può beneficiare delle agevolazioni fiscali offerte dai fondi pensione volontari, una buona strategia può essere un piano di accumulo in un ETF o in fondi comuni di investimento. I marketplace online, come online SIM, offrono costi di gestione e di sottoscrizione pari a zero e permettono piani di accumulo anche con 100 euro al mese. La chiave è la costanza e la frequenza del risparmio, anche con piccole somme. Ci sono molte soluzioni a basso costo che consentono un risparmio mensile, anche per importi limitati. Il risparmio dovrebbe essere indirizzato verso prodotti azionari, con un’ottica di lungo periodo. Invece, i liberi professionisti che non operano nel regime forfettario possono beneficiare dell’agevolazione fiscale al massimo di di 5.400 euro se sottoscrivono un fondo pensione volontario. Ma il livello di agevolazione fiscale è subordinato al reddito percepito».

In futuro sarà più difficile ottenere rendimenti sopra la media da questi prodotti?

«Non sono particolarmente ottimista sui rendimenti dei fondi pensione. Questo è dovuto in parte alla difficoltà crescente di ottenere rendimenti elevati con strategie di investimento tradizionali, in parte al fatto che non dispongono dei medesimi incentivi dei gestori privati. Infatti, se questi ultimi non performano bene, ricevono minori apporti e rischiano disinvestimenti, il che li motiva a cercare di ottenere rendimenti migliori. I fondi pensione, al contrario, beneficiano di flussi di capitale costanti. Sebbene possano subire una certa concorrenza in caso di performance negative, mancano di incentivi significativi. Ad esempio, se decido che un ETF o un fondo comune non mi soddisfa più, posso disinvestire. Al contrario, per disinvestire da un fondo pensione, sono necessari determinati requisiti. Inoltre, il riscatto anticipato è previsto solo in forma parziale, il che riduce ulteriormente l’incentivo a cercare rendimenti migliori. Infatti, la decisione di aderire a questi strumenti è spesso guidata dal desiderio di sfruttare un beneficio fiscale, piuttosto che da una valutazione della loro performance».

Quindi i vincoli disincentivano?

«Sicuramente, perché ci sono alcune limitazioni per chi decide di sottoscrivere un fondo pensione. Questo può essere visto come un aspetto positivo o negativo. Per esempio, se sei giovane e trovi difficile risparmiare, un fondo pensione può funzionare come una forma di risparmio forzoso. Dopo averlo sottoscritto, generalmente bisogna aspettare fino al raggiungimento dell’età pensionabile per poter accedere ai propri risparmi. Tuttavia, esistono alcune eccezioni in cui è possibile richiedere un riscatto anticipato. Queste situazioni includono l’acquisto della prima casa o spese legate alla salute. Quindi, è importante fare attenzione a quanto investiamo, poiché le opzioni per ottenere i soldi indietro prima di raggiungere l’età pensionabile sono limitate».

Il loro principale vantaggio è dunque fiscale?

«Esatto, chi ha la capacità di risparmiare ed è interessato all’aspetto “rendimento” dovrebbe optare per i PAC (piani di accumulo capitale). Sebbene i lavoratori dipendenti che contribuiscono al TFR godano di un beneficio fiscale simmetrico, perché il datore di lavoro contribuisce con i versamenti. Tuttavia, la previdenza complementare dovrebbe essere costruita a livello individuale utilizzando strumenti come gli ETF e fondi comuni. Questi strumenti offrono costi di gestione più bassi e performance migliori rispetto a qualsiasi fondo pensione, rendendoli il canale principale di previdenza complementare. Anche se può sembrare controintuitivo, un piano di accumulo in ETF dovrebbe essere preferito, grazie alla sua maggiore flessibilità, costi di gestione inferiori e migliori performance a lungo termine. Gli strumenti di previdenza complementare convenzionali dovrebbero essere utilizzati solo da coloro che hanno difficoltà a costruire piani di risparmio individuali o che possono trarre vantaggio dagli incentivi fiscali».

Come vede l’industria del risparmio previdenziale italiano ed europeo nei prossimi 5 anni?

«Il panorama del risparmio gestito pensionistico è in trasformazione. La Commissione europea ha recentemente varato il Retail Package, un segnale dei cambiamenti in corso nell’industria. Gli attori principali di questa metamorfosi sono le aziende fintech, che hanno introdotto servizi passivi a basso costo, aumentando la competizione. Nei prossimi cinque anni, vedremo un aumento degli strumenti a basso costo e indiretti, come i robo-advisors e i marketplace online, che ridurranno la necessità di contatto fisico con le filiali. Questo cambiamento è un trend comune a tutta l’industria. Tuttavia, un aspetto che non mi sento in grado di prevedere, ma nel quale spero, è l’aumento della consapevolezza e dell’educazione finanziaria. Le istituzioni europee, le Banche Centrali e i governi stanno realizzando che i risparmiatori più informati prendono decisioni più consapevoli e investono di più nei mercati. In teoria, si dovrebbe assistere ad un incremento dei piani di accumulo e di risparmio periodico, che offrono i migliori risultati per i piccoli risparmiatori. Tuttavia, come e quando questo avverrà dipenderà dal delicato equilibrio tra gli interessi degli investitori e quelli dell’industria, che cerca di proteggere i propri margini di profitto. Sebbene la tendenza sia verso una maggiore consapevolezza finanziaria e l’adozione di strumenti più efficienti ed economici, il ritmo di questa trasformazione è incerto, poiché l’industria cerca di difendere la propria posizione dominante». ©

Articolo tratto dal numero del 15 luglio 2023. Abbonati!

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “il punto sui Mercati”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]