lunedì, 29 Aprile 2024

Italiani più poveri a causa dell’inflazione?

Tasche sempre più vuote: per mutui, finanziamenti e prestiti, incubo nuovi aumenti. Al fine di ridurre l’inflazione, attualmente al 5,3%, «bisognerà continuare a condurre una politica monetaria restrittiva e raddoppiare gli sforzi affinché la politica fiscale sia meglio orientata e più duratura», emerge dall’ultimo studio dell’Ocse sull’Eurozona.

Questo perché un eventuale calo dell’inflazione contribuirà a stimolare la crescita del PIL a livello comunitario. Per quanto riguarda l’Italia, la crescita passa dal 3,8% del 2022 all’1,2% di quest’anno. Nel 2024 potrebbe scendere all’1%. Quali sono le conseguenze per i consumatori? L’elevata inflazione erode i redditi reali, a causa della bassa crescita salariale. La Bce deve continuare ad alzare i tassi per il tempo necessario a riportare l’inflazione ad un livello sostenibile, verso il target del 2%.

L’inflazione evidenzia le vulnerabilità di alcuni Paesi

Visto il carattere «generalizzato e persistente dell’inflazione, le autorità monetarie e di bilancio devono agire in sinergia per poter attenuare durevolmente le tensioni latenti», prosegue lo studio. L’Ocse riconosce poi la «portata delle vulnerabilità finanziarie, soprattutto in quei Paesi con alti livello di debito privato e una forte proporzione di mutui ipotecari a tasso variabile». Di conseguenza, i governi devono condurre una politica fiscale molto prudente per evitare di alimentare l’inflazione e stimolare la crescita potenziale, stimata in calo all’1,1%, dall’1,6% del 2021. Nella zona euro, la crescita dovrebbe risalire all’1,5 % nel 2024, con la graduale dissoluzione degli effetti dovuti agli elevati prezzi dell’energia, che a loro volta dipendono dal proseguimento della guerra in Ucraina. 

Perciò l’organizzazione internazionale sostiene la scelta della Bce di seguire i dati macroeconomici assumendo decisioni passo dopo passo. «Le dimensioni e la durata della restrizione monetaria richiesta per abbassare in modo durevole l’inflazione sono incerte».

Sebbene a livello complessiva stia diminuendo, l’inflazione di base rimane alta. A causa del notevole incremento dei prezzi dei servizi, dell’aumento dei margini in certi settori e delle pressioni sui costi dovute ad un mercato del lavoro rigidamente regolamentato. ©

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Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “il punto sui Mercati”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]