giovedì, 14 Novembre 2024
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Il settore del lusso rallenta la sua corsa. I numeri al ribasso del colosso francese LVMH, Louis Vuitton Moët Hennessy, mettono sugli attenti gli esperti. Anche l’Italia ne è coinvolta, ma quali sono le cause?

Numeri contrastanti per Cucinelli e Ferragamo

I dati dei primi nove mesi del 2023 sono contrastanti per i marchi del lusso italiano. Cucinelli ha visto ricavi per 818,4 milioni al 30 settembre, in crescita del 27,5% rispetto allo stesso periodo del 2022 a cambi correnti. Si prevede una crescita tra il 20% e il 22% a fronte del +19% stimato fra gli obiettivi dell’anno.

Discorso completamente diverso per Ferragamo che ha registrato ricavi consolidati a 844 milioni, in calo dell’8,3% a cambi correnti per effetto anche della riduzione delle vendite al dettaglio e di quelle all’ingrosso. La nota casa di moda ha sofferto l’abbassamento della domanda del mercato asiatico e, soprattutto, di quello americano.

I numeri di LVMH

LVMH, che possiede etichette tra cui Louis Vuitton, Dior, Tiffany e Bulgari, crolla di quasi l’8% alla Borsa di Parigi dopo l‘annuncio della crescita del fatturato pari a +14% nei primi nove mesi del 2023, in rallentamento rispetto al +20% dello stesso periodo del 2022.

Questo calo è dovuto ai risultati finanziari del terzo trimestre, con una crescita dei ricavi del 9%, pari a circa 20 miliardi di euro, inferiore alle previsioni del 10% degli analisti.

«Dopo tre anni brillanti ed eccezionali, stiamo convergendo verso numeri più in linea con la media storica», ha affermato Jean-Jacques Guiony, direttore finanziario di LVMH, spiegando parzialmente questi numeri.

Le cause del rallentamento del settore lusso

La crescita del valore dell’azienda di Bernard Arnault, il terzo uomo più ricco al mondo alle spalle di Elon Musk e Jeff Bezos, dalla fine della pandemia è stata costante. Ora, però, deve far fronte a un ritmo di sviluppo più lento mentre l’economia cinese è in forte difficoltà e la domanda da parte degli Stati Uniti si contrae a causa dell’inflazione.

Il conflitto russo-ucraino e lo scoppio di quello israelo-palestinese hanno ulteriormente complicato un 2023 che ha visto susseguirsi una serie di impedimenti. Recessione, tassi al rialzo e prezzi al consumo ancora alti, inevitabilmente, hanno condizionato lo shopping mondiale. ©

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