L’energia solare spaziale è a un passo dall’essere realtà e attira su di sé l’attenzione dei governi mondiali. Un team di ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) ha sviluppato un prototipo di satellite in grado di inviare una quantità rilevabile di energia solare senza fili dallo Spazio alla Terra. Parliamo di una quantità nemmeno sufficiente ad alimentare una lampadina, ma è un passo da gigante per la ricerca, se pensiamo che il primo dispositivo dotato di pannelli fotovoltaici poteva convertire in elettricità solo il 9% della luce assorbita. Lo sviluppo di processi di produzione industriali e la scoperta del Caltech sono le micce che hanno acceso la corsa all’energia solare spaziale (SBSP).
Energia solare spaziale, il potenziale
Satelliti ricoperti di pannelli solari che orbitano nello Spazio per catturare l’energia del Sole e inviarla alla Terra sotto forma di microonde. Una volta arrivate sulla rete, diventa elettricità da immettere nella rete. Un’idea considerata visionaria fino a pochi anni fa, oggi si candida a diventare un’ottima alternativa alle fonti terrestri.
Infatti, le ultime stime dicono che un singolo satellite potrebbe produrre fino a 2 GW di energia Green, sufficiente ad alimentare giornalmente una città di due milioni di persone. Sul fronte delle emissioni inquinanti, l’azienda franco-italiana Thales Alenia Space (TAS) sta conducendo una ricerca sul risparmio potenziale.
«Il risparmio di emissioni di carbonio nel corso della vita potrebbe essere di centinaia di milioni di tonnellate», ha affermato Massimo Comparini, vice amministratore delegato di TAS.
«Tutta la fisica dell’SBSP è stata dimostrata, testata e verificata», ha affermato John Mankins, il padrino dell’energia solare spaziale.
Energia solare spaziale, i costi
L’energia solare spaziale (SBSP) ha addirittura un potenziale maggiore della fusione nucleare nel percorso di transizione energetica, secondo alcuni studiosi. Una tesi che alimenta la corsa, inaugurata da Cina e Usa, per arrivare primi nello sviluppo e nella commercializzazione di questa tecnologia. Negli ultimi mesi la competizione sta aumentando sempre più, con l’ingresso di Regno Unito, Giappone ed Europa.
La prima centrale solare spaziale da 2 GW costerà 16 miliardi di sterline, secondo uno studio del 2020 del governo britannico. Invece, i satelliti successivi saranno più economici: 4 miliardi di sterline l’uno. In confronto, le spese di costruzione della centrale nucleare Hinkley Point da 3,2 GW ammontano a circa 33 miliardi di sterline.
«Con investimenti sufficienti, l’energia solare spaziale potrebbe essere disponibile prima della fusione», ha sottolineato Sanjay Vijendran, responsabile del progetto Solaris dell’Agenzia Spaziale Europea
Il progetti nel mondo
Ue: l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha lanciato nel 2022 Solaris, programma di sviluppo che valuterà la fattibilità tecnica, politica e programmatica dell’utilizzo dell’energia dal Sole nel sistema elettrico italiano.
Usa: l’US Air Force Research Laboratory sta progettando un dimostratore di irradiazione per la bassa orbita terrestre, che dovrebbe vedere la luce nel 2025, per convertire i raggi solari in elettricità.
Cina: il programma ZhuRi, “Inseguire il sole”, mira a inviare in orbita entro il 2035 una centrale elettrica che genererà 20 MW di potenza.
Regno Unito: la Startup Space Solar, finanziata dal Governo, si pone l’obiettivo di spedire nello Spazio una centrale elettrica in scala da 1 GW entro il 2035. Dopo 5 anni gli impianti dovrebbero moltiplicarsi, arrivando a produrre 30 GW di elettricità. ©
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