sabato, 27 Aprile 2024

La finanza islamica non frena, crescita record dei Green Sukuk

Sommario
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Resiste alla crisi e continua a crescere. La finanza islamica ha registrato un aumento record delle emissioni di Sukuk. Erroneamente definiti bond, si tratta di titoli per lo più di proprietà di enti governativi che rappresentano quote di investimenti in attività ammesse dalla legge coranica. Denaro che quindi non può essere usato per la produzione o distribuzione di alcol, tabacco, armi, carne suina, pornografia e gioco d’azzardo. Un modo diverso di utilizzare gli strumenti finanziari rispetto alle banche occidentali, che con i Green Sukuk sposa a pieno la sostenibilità ambientale, economica e sociale verso la quale il Mercato internazionale è attualmente orientato.

Il business dei Sukuk

I Sukuk occupano il 22% del Mercato dei capitali islamici e hanno conosciuto una crescita del 15,73% delle emissioni a breve termine nel 2023 documentata nel report dedicato dell’International Islamic Financial Market. Valgono 0,794 trilioni di dollari: quasi 1/4 del patrimonio del settore industriale mondiale. Le loro quote si rafforzano rapidamente, mentre la diffusione è sempre più capillare e va oltre i confini dei Paesi arabi. Nella finanza islamica però è vietata la speculazione. Non è concesso realizzare profitti solo mettendo a disposizione liquidità. È consentito solo se la transazione è la conseguenza di un investimento in iniziative tangibili. Insomma i Sukuk sono direttamente collegati con l’economia reale e corrispondono a un progetto concreto. Chi li compra percepisce non interessi, ma utili (o perdite) derivanti dall’andamento dei beni sui quali si è scelto di puntare.

Perché i Green Sukuk sono così attrattivi?

In particolare i Green Sukuk godono di una crescente popolarità anche tra gli investitori occidentali, soprattutto europei e statunitensi (negli USA hanno superato il tetto degli 8 miliardi di dollari). Un’attrattività che poggia sulla stringente regolamentazione della finanza islamica che ha come caratteristica peculiare quella di indirizzare gli investimenti in attività socialmente responsabili. Nel 1° trimestre 2023, l’emissione di Green Sukuk ha raggiunto i 2,7 miliardi di dollari. Soldi che sono stati spesi nei settori che operano nel contrasto del cambiamento climatico e nella tutela dell’ambiente come, ad esempio, il comparto delle energie rinnovabili. Il primo Paese a lanciarli sul Mercato finanziario è stato nel 2015 la Malesia che aveva come obiettivo il fornire ai cittadini un’opzione che permettesse di dirottare i propri risparmi in attività ecocompatibili. Il tutto in linea con le leggi della Shari’ah che accolgono le raccomandazioni del profeta Maometto di preservare e proteggere l’ecosistema.

Il futuro dei Green Sukuk

La domanda di prodotti Shari’ah compatibili è alta e si prevede resti sostenuta anche nei prossimi anni in virtù dell’attenzione rivolta ai prodotti ESG e alla sostenibilità. Le prospettive dei Green Sukuk, che fanno parte della famiglia degli ESG Sukuk, sono quindi abbastanza promettenti da quanto emerge dai pronostici delle istituzioni finanziarie islamiche. Il 54% degli investitori ha già inserito nel proprio portafoglio Sukuk Green ed ESG. A dominare la scena sono Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman, Qatar, Indonesia e Malesia che possiedono ad oggi oltre la metà dei Sukuk verdi esistenti. La necessità di investimenti su larga scala per finanziare lo sviluppo sostenibile a livello globale intanto sta già sostenendo la crescita a ritmo vertiginoso dei Green Sukuk. Nel 2025 infatti si stima potrebbero arrivare a raccogliere capitali tra i 30 e i 50 miliardi di dollari. ©

📸 Credits: Canva

Giornalista professionista appassionata di geopolitica. Per Il Bollettino mi occupo di economia e sviluppo sostenibile. Dal 2005 ho lavorato per radio, web tv, quotidiani, settimanali e testate on line. Dopo la laurea magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale, ho studiato arabo giornalistico in Marocco. Ho collaborato a realizzare in Saharawi il documentario La sabbia negli occhi e alla stesura della seconda edizione del Libro – inchiesta sulla Statale 106. Chi è Stato?