sabato, 27 Aprile 2024

Il rallentamento economico cinese comincia a esercitare i suoi effetti in tutta l’Asia. I Paesi dell’area – da Corea del Sud, Taiwan, Giappone ma anche Vietnam, Tailandia, Malesia – hanno visto le proprie esportazioni calare pesantemente nel corso del 2023. Anche Singapore e Hong Kong, che sono i centri finanziari e di trading dell’area, stanno subendo significative ripercussioni dal rallentamento cinese.

Il Vietnam per esempio sta traendo beneficio dalla ricollocazione di imprese e degli investimenti occidentali nell’area ma allo stesso tempo vede soffrire la propria industria elettronica, nonché di scarpe e indumenti per cui la Cina rappresenta il proprio mercato principale.
L’economia cinese rischia di patire una situazione analoga a quanto si è verificato in Giappone per alcuni decenni? Ovviamente le differenze sono moltissime e pur tuttavia gli analisti concordano sul fatto che i problemi strutturali del Paese (a cominciare dalla crisi drammatica del mercato immobiliare con Evergrande, di cui non si intravede una via d’uscita) richiederanno molto tempo per essere avviati a soluzione.

Rischi di deflazione

I rischi di deflazione si sono già pesantemente manifestati e le leve di politica economica e monetaria a disposizione del governo sono sempre meno e, oltretutto, si stanno dimostrando inefficaci. Fino a quando non tornerà la fiducia dei consumatori cinesi è difficile immaginare un ritorno alla situazione pregressa di crescita sostenuta.

D’altra parte anche la crisi del modello tedesco si spiega largamente con l’aver fatto troppo affidamento sul mercato cinese. I Paesi importatori di materie prime si possono consolare con il calo della domanda cinese, che rallenta la crescita dei prezzi delle stesse. Questo però si riverbera negativamente sui Paesi in via di sviluppo, che sulle materie prime fondano la propria economia.

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