A un mese dal salvataggio di Credit Suisse, il settore bancario europeo è ancora solido. L’impatto sull’economia del continente è stato limitato grazie ad apporti di capitale sani e una crescente redditività dovuta all’aumento dei tassi d’interesse. Tuttavia, l’attività economica potrebbe risentire del restringimento dei prestiti bancari, per i tassi più elevati. È probabile che le banche li restringano di circa il 10%, riducendo l’incidenza del PIL reale dello 0,3%. «Alcune di esse avevano in portafoglio titoli governativi sicuri come i Treasury americani. Tuttavia, con il rialzo dei tassi di interesse, questi titoli hanno subito un crollo di prezzo significativo. Quando i risparmiatori hanno prelevato i loro fondi, le banche hanno dovuto venderli in perdita», dice Alessandro Fatichi, BNL Life Banker.
I recenti problemi hanno conseguenze su tutto il settore bancario?
«No, questa crisi è legata a problemi specifici di alcune banche. Nel caso di Credit Suisse, gli azionisti hanno dovuto sborsare molto denaro per un aumento di capitale importante a ottobre. Al contrario, la maggior parte degli istituti bancari negli ultimi 10 anni ha avuto ritorni positivi dalle quotazioni. La crisi della banca svizzera è stata causata da una serie di scandali e cattiva gestione negli ultimi 15 anni, tra cui accuse di frode fiscale, riguardanti investimenti in un fondo speculativo e alcune irregolarità. Quanto a Deutsche Bank, è stata colpita prevalentemente dalla speculazione finanziaria piuttosto che da problemi di solidità e gestione. Nel caso di Silicon Valley Bank, il problema invece ha riguardato la carenza di liquidità dovuta al calo dei titoli governativi in portafoglio, complice il rialzo dei tassi d’interesse. Negli ultimi 5-6 anni, con i tassi vicini allo zero, alcune banche si sono indirizzate verso investimenti più speculativi e rischiosi. Ma il recente rialzo e il crollo dei mercati azionari hanno portato a ulteriori perdite. Di conseguenza, la causa dell’attuale crisi bancaria riguarda principalmente la cattiva gestione e le scelte di investimento, piuttosto che un problema generalizzato nel settore bancario».
Qual è l’impatto concreto sul comparto delle banche europee?
«La crescita dei tassi d’interesse produce utili per il settore, poiché favorisce le banche nella gestione della liquidità sui conti correnti. Tuttavia, negli ultimi 5 anni questi tassi erano a zero, rendendo costoso per gli istituti di credito tenere i soldi fermi. La Svizzera rappresenta un caso a sé, con Credit Suisse che ha subito maggiormente l’impatto di questo aumento, probabilmente a causa di controlli meno severi. Non si prevede una crisi del sistema nel suo complesso, ma abbiamo assistito negli ultimi mesi a una volatilità evidente anche da un punto di vista speculativo».
Quindi a livello sistemico non c’è nulla da temere?
«In Europa i controlli che le banche devono superare sono molto più rigidi rispetto al 2007-2008, quindi da un punto di vista di patrimonialità sono costrette ad avere fondi di riserva maggiori rispetto a 15 anni fa».
In che modo l’attuale situazione influenza il mercato dei bond?
«Dopo il crollo del mercato obbligazionario dello scorso anno, i bond riacquistano interesse grazie a cedole più allettanti rispetto a 2-3 anni fa. Tuttavia, è importante considerare alcuni fattori. Ad esempio, il rendimento dei titoli di Stato italiani al 4% lordo a 10 anni è tornato a essere interessante, ma con un’inflazione al 7-8% o superiore. Dal punto di vista finanziario è necessario considerare anche il calo dei prezzi dei bond e la tendenza crescente dei tassi di interesse. In una fase di possibile recessione non marcata, con conseguente diminuzione dei tassi e aumento dei prezzi, il mercato dei bond risulta più interessante rispetto agli anni passati. Ciononostante, le azioni non vanno tralasciate, ad esempio i settori del futuro, quelli legati all’intelligenza artificiale, la robotica e la sostenibilità hanno prospettive interessanti».
L’ARRIVO DELLE VALUTE DIGITALI NAZIONALI (CBDC)
Il sistema bancario attraversa una fase di trasformazione con l’avvento delle valute digitali nazionali. Queste valute, emesse direttamente dalle banche centrali, offrono un’alternativa sicura e affidabile alle criptovalute e potrebbero avere un impatto significativo sul futuro del settore bancario. In primo luogo, la loro introduzione potrebbe portare a una maggiore stabilità nel sistema finanziario, riducendo la dipendenza da criptovalute non regolamentate e più volatili. Le Banche Centrali, attraverso il controllo delle valute digitali, potranno monitorare e gestire meglio i rischi associati alle transazioni elettroniche, garantendo al contempo la privacy e la sicurezza dei dati degli utenti.
Inoltre, l’adozione delle valute digitali potrebbe favorire l’inclusione finanziaria, facilitando l’accesso ai servizi bancari per un numero maggiore di persone. Attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali, le banche potranno offrire servizi più efficienti e a costi ridotti, rendendo i servizi finanziari più accessibili. Tuttavia, l’introduzione delle CBDC potrebbe anche portare a nuove sfide per il settore bancario. Ad esempio, sarà importante garantire che le infrastrutture tecnologiche siano adeguate a gestire un aumento significativo delle transazioni e prevenire possibili attacchi informatici. I regolatori dovranno adattare le normative esistenti per far fronte alle nuove dinamiche, equilibrando la necessità di innovazione con la protezione dei consumatori e la stabilità del sistema bancario.
Come si evolverà il mondo delle banche a seguito dell’avvento di valute digitali nazionali?
«L’impatto di monete come il digital euro e il digital dollar sul settore bancario è un tema di crescente interesse. L’avanzamento tecnologico e la digitalizzazione delle valute tramite la blockchain ci pone davanti a una nuova sfida. Il mondo delle criptovalute è in continua evoluzione dal 2009, anno in cui è stato lanciato il Bitcoin. E pur essendo caratterizzato da dimensioni impressionanti, rimane un mercato non regolamentato. Non a caso, molte criptovalute si sono rivelate e probabilmente continueranno ad essere degli schemi Ponzi. Anche ultimamente, la chiusura di alcuni Exchange ha portato a perdite ingenti per gli investitori, attirati spesso da guadagni facili. Per questo è fondamentale educare i risparmiatori sui rischi associati a questo mercato non regolamentato e sull’importanza di fare scelte informate e ponderate. In questo contesto, il ruolo delle banche rimane centrale in quanto sono istituzioni regolamentate, a differenza del mondo delle criptovalute non governative, privo di effettivo controllo». ©
Articolo tratto dal numero del 1 maggio 2023. Abbonati!