lunedì, 29 Aprile 2024

La Cina inaugura la corsa alle batterie e torna il rischio Green washing

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La Cina dà il via alla corsa alle batterie, il nuovo oro. Le politiche energetiche dell’Impero del Dragone stanno dando già i primi frutti e si stima che da qui al 2040 possano aprire a opportunità di investimento per oltre 7 miliardi di dollari. Negli ultimi mesi sono diverse le aziende cinesi che operano in altri settori, dal food al tech, che hanno puntato sulle batterie, cambiando anche radicalmente il proprio business. Ma il rischio Green Washing incombe sul futuro delle batterie.

Il rischio Green Washing

Il pacchetto di aiuti messo in campo dall’Impero del Dragone mette il Paese al primo posto nella corsa al nuovo oro. Ma alcune aziende potrebbero sfruttare gli incentivi per “ripulirsi la coscienza” e dimostrare di essere amiche dell’ambiente, secondo alcuni analisti. Oppure, la mancanza di professionalità di alcune imprese, anche se in buona fede, potrebbe avere effetti negativi sulla diffusione delle batterie. Tecnologie che avranno un ruolo centrale nello sviluppo delle rinnovabili, un mercato che a livello globale raggiungerà circa 650 miliardi di dollari all’anno da qui al 2030, facendo i posti di lavoro nel settore manifatturiero, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia.

Le batterie permettono di immagazzinare l’energia Green che non viene consumata, per poi utilizzarla quando il sistema ne ha più bisogno, contrastando l’intermittenza e la volatilità che la contraddistinguono. L’alternativa è poter sfruttare l’energia del sole solamente di giorno, ad esempio. Dall’altro lato, questi dispositivi sostengono la rete quando le fotovoltaico, eolico e idroelettrico non producono elettricità a sufficienza.

La diffusione delle auto elettriche è la seconda ragione del boom delle batterie. Infatti, i sistemi di accumulo sono il cuore pulsante delle EV e sono le principali responsabili del costo delle automobili a spina. Vetture che quest’anno dovrebbero aumentare del 35% nel mondo, arrivando a toccare 14 milioni di unità, il 18% dell’intero comparto automotive. Il maggiore mercato mondiale delle auto rimane la Cina, Paese dove le vetture elettriche sono più diffuse Al secondo posto troviamo l’Unione Europea e gli Stati Uniti. L’anno scorso nel mondo sono state vendute 10 milioni di EV, più del doppio rispetto all’anno precedente (4,2 milioni di unità). Complessivamente, dal 2020 al 2022 il settore ha raggiunto una quota di mercato pari al 14%, +10% rispetto al 2010.

Perché la Cina è in prima linea nella corsa alle batterie?

La Cina è già il maggiore produttore di batterie di litio al mondo, la tipologia più diffuso di sistema di accumulo di energia. Un primato raggiunto grazie a partecipazioni in giacimenti argentini e australiani. Batterie che svolgeranno un ruolo centrale nell’obiettivo di azzerare le emissioni di anidride carbonica entro il 2060. Attualmente, la capacità installata di accumulo di energia ammonta a 13,1 GigaWatt, secondo un rapporto della China Energy Storage Alliance (CNESA).

Per raggiungere la decarbonizzazione, l’Impero del Dragone avrà bisogno di 520 gigawatt aggiuntivi di accumulo entro il 2030, 410 GW proverranno dalle batterie, secondo Goldman Sachs. Parliamo di circa 40 volte i livelli attuali. Gran parte della nuova energia proverrà dal sole, secondo le stime. Basti pensare che negli ultimi tre mesi la Repubblica popolare ha installato 33,6 GW aggiuntivi: 11,7 GW a gennaio, 8,67 a febbraio e 13,29 a marzo.

«Lo stoccaggio di energia è il fattore chiave per le rinnovabili 24 ore su 24 in Cina», ha affermato Nikhil Bhandari, co-responsabile del team di ricerca sulle risorse naturali della zona Asia-Pacifico di Goldman Sachs.

L’Unione Europea e gli USA non stanno a guardare

L’Unione Europea cerca di trovare il suo posto tra i giganti Usa e Cina, ma è difficile competere sul fronte della quantità di incentivi. L’UE risponde con il Green Industrial Plan. Il piano industriale finanzia fino al 10% dei costi di produzione di batterie e non può superare i 100 milioni di euro a impresa. Risorse che arriveranno dal processo di riorganizzazione dei fondi attivi. Ma la strategia dell’UE prevede anche accordi per la fornitura di materie prime.

A preoccupare maggiormente i leader europei è l’Inflation Reduction Act (IRA) varato dall’amministrazione americana Biden. Il timore è che il piano da 369 miliardi di euro di sussidi per incentivare le rinnovabili e le auto elettriche possa spingere le imprese nazionali a delocalizzare e aprire fabbriche negli Stati Uniti. La norma prevede infatti che per accedere agli incentivi le aziende debbano produrre o assemblare la maggior parte dei materiali e dei componenti, a partire dalle batterie appunto, sul suolo nazionale. ©

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📩 [email protected]. Il mio motto è "Scribo ergo sum". Mi laureo in "Mediazione Linguistica e Interculturale" e "Editoria e Scrittura" presso La Sapienza, specializzandomi in giornalismo d’inchiesta, culturale e scientifico. Per il Bollettino mi occupo di energia e innovazione, i miei cavalli di battaglia, ma scrivo anche di libri, spazio, crypto, sport e food. Scrivo per Istituto per la competitività (I-Com), Istituto per la Cultura dell'Innovazione (ICINN) e Innovative Publishing. Collaboro con Energia Oltre, Nuova Energia, Staffetta Quotidiana, Policy Maker e Giano.news.