venerdì, 8 Novembre 2024

Crediti deteriorati: stock nazionale in decrescita

Il tasso di deterioramento del credito delle banche italiane è al minimo storico, previsto all’1,2% a fine 2023. Il livello è inferiore al bottom del periodo precedente alla crisi dei mutui subprime. Tra il 2015 e il 2022, la qualità del credito nelle banche nazionali è migliorata notevolmente, con la cessione di crediti deteriorati per un valore di 352 miliardi di euro.

Diminuzione dello stock crediti deteriorati

Durante questo periodo, l’industria nazionale dei NPL (non perfoming loans) ha permesso di ridurre lo stock di non-performing exposures (NPE) di quasi 55 miliardi di euro, passando da 361 miliardi nel 2015 a 306 miliardi nel 2022. Nel corso di questi otto anni, l’industria ha contribuito così al processo di de-risking delle banche italiane. Nel solo 2022, sono stati venduti 42 miliardi di euro di crediti. Ciò suggerisce che queste sinergie continueranno nel prossimo triennio.

«Il rientro di un debito non è mai fine a sé stesso, ma è direttamente collegato alla sostenibilità dell’intero ecosistema. Tanto più se, come ora, si vive in un contesto incerto. È chiaro che un debito non risolto rischia, sempre, di provocare un effetto domino. Per cui, al di là dell’impegno sociale, c’è sempre un effetto di sistema che un circuito virtuoso preserva» dice Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis. In occasione dell’apertura dell’NPL Meeting 2023 a Villa Erba, Cernobbio (CO).

«Il mercato NPL dovrà avere obiettivi e regole comuni [a livello europeo, ndr] per poter funzionare sempre meglio. A livello di sistema servono sinergie in cui tutti i diversi crediti deteriorati possano essere gestiti nel modo più sostenibile possibile. Il processo di de-risking ha avuto successo perché reso possibile dallo stretto coordinamento che si è creato tra sistema bancario e industria del credito» prosegue il Presidente.

L’NPE ratio (percentuale di crediti inesigibili di una banca) è diminuito di quasi 14 punti percentuali, passando dal 17% del 2015 al 3,1% del 2022, con una ulteriore diminuzione prevista per fine 2023, quando dovrebbe attestarsi al 3%, livello inferiore alla soglia del 5% dell’EBA (European Bank Authority).

I NPL nelle banche, Italia e Ue a confronto

Nel primo trimestre del 2023, c’è stato un aumento dell’1% nei crediti deteriorati nei bilanci delle banche dell’UE, salendo da 355 miliardi a 357 miliardi di euro, rispetto all’ultimo trimestre del 2022. Questo incremento è una deviazione minima da un trend di forte riduzione dei NPL, che sono diminuiti del 64% dal 2015 quando erano 1.098 miliardi di euro. Allo stesso tempo, le prospettive future delle principali banche dell’UE sono in fase di miglioramento, anche se i livelli sono ancora più alti rispetto al periodo pre-Covid.

Nel primo trimestre del 2023, il valore dei crediti classificati come stage 2 (crediti solvibili che presentano segnali di incremento del rischio) nei bilanci delle banche europee era di 1.439 miliardi di euro (il 9,1% del totale). Ciò rappresenta una diminuzione rispetto ai 1.458 miliardi (il 9,4%) alla fine del 2022. In Italia, il rischio futuro è superiore alla media dell’UE, con i crediti classificati come stage 2 che rappresentano l’11,3%. Ma, le banche nazionali sono comunque solide.

Il processo di de-risking del credito deteriorato sul mercato italiano ha portato al progressivo riallineamento dei livelli di rischio delle diverse aree del nostro Paese. In particolare, a marzo 2023 il divario in termini di NPE ratio delle aree del Mezzogiorno sul Nord Italia si è ridotto a soli 2,2 punti percentuali, rispetto ai 6,4 punti del 2015. Ancora più marcato è il riallineamento del livello di rischiosità, rappresentato dal tasso di deterioramento dei prestiti, tra Mezzogiorno e Nord Italia: questo è passato da un differenziale del 2,1% di inizio 2015 a un differenziale dello 0,4% del marzo 2023. ©

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