martedì, 30 Aprile 2024
Sommario

Inversione di rotta? Gli investimenti ESG perdono appeal. Un calo dovuto principalmente al conflitto ucraino e al contesto economico, caratterizzato da un aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse. I fondi Environmental, Social and Governance hanno subito una perdita del 18%, contro il 15,8% degli altri fondi.   E le conseguenze non si sono fatte attendere. A differenza degli ingenti investimenti della pandemia, il 2022 ha segnato un ritiro di 13,2 miliardi di dollari dai fondi azionari, obbligazionari e misti, il primo deflusso netto in dieci anni.

Tuttavia, l’interesse per il settore rimane alto. Nonostante le difficoltà che potrebbe incontrare nell’anno in corso, c’è un consenso generale sul fatto che la domanda di nuovi prodotti di questo tipo continuerà a crescere, spinta dalle preoccupazioni per l’ambiente e la sicurezza energetica. «Il perdurare del conflitto in Ucraina crea qualche ostacolo agli investimenti ESG. Sono ritornati in primo piano argomenti come l’uso dei combustibili fossili e la produzione di armi, che hanno ripreso importanza nel mercato.

Di conseguenza, questi temi hanno in parte offuscato le prestazioni degli investimenti Green», dice Gian Franco Giannini Guazzugli, Responsabile dell’Area Tutele fiscali e Sostenibilità ANASF, Associazione Nazionale Consulenti Finanziari. Sebbene la guerra porti incertezza e volatilità sui mercati, il Vecchio Continente non cambia idea e prosegue dritto verso gli obiettivi del Green Deal.

Da quest’anno, al fine di incentivare l’attenzione alla sostenibilità, il legislatore europeo impone l’obbligo per alcune aziende di redigere la dichiarazione non finanziaria, che elenca e valuta le iniziative intraprese per crescere sostenibilmente seguendo i criteri ESG.

Quali sono le motivazioni dietro questa norma? Adempiere ai criteri non significa solo contribuire allo sviluppo sostenibile, ma anche attrarre investitori e ottenere finanziamenti agevolati, favorendo la crescita dell’impresa. Sempre più gestori di fondi investono in aziende con un forte impegno Green. Ecco perché rendicontare, misurare e comunicare questo impegno diventa un tema di grande attualità.

La normativa CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) in vigore da gennaio ha portato alcuni nuovi obblighi reportistici. Quali sono gli effetti sulle imprese europee?

«La normativa prevede che le aziende quotate debbano compilare il cosiddetto bilancio non finanziario. Sostanzialmente è l’indicazione di comportamenti “virtuosi”, che queste società devono avere, con particolare riferimento proprio alle tematiche ESG. La G è fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’acronimo: se la Governance aziendale non decide di attivarsi verso buone pratiche, difficilmente l’azienda potrà inserirsi in un progetto di investimento nella costruzione di un fondo comune e, quindi, non potrà essere scelta per l’inserimento nei portafogli. Molti gestori si impegnano nell’attività di engagement, partecipando attivamente alla vita delle aziende per valutarne la qualità dei risultati e degli impegni presi. Il processo può avvenire attraverso la partecipazione all’assemblea aziendale o, in alcuni casi, anche con un ruolo nel consiglio di amministrazione. Così, si può provare a influenzare le decisioni della società in maniera positiva».

E per quanto riguarda la Green Taxonomy? 

«La mancanza di una definizione chiara e precisa su ciò che rientra o meno nel campo della sostenibilità non ha facilitato la comprensione della normativa. Tuttavia, considerando che gli ESG, come la maggior parte degli investimenti, richiedono una visione a medio-lungo termine, si dimostrano criteri migliori rispetto ai tradizionali. Non si tratta solo di una moda, ma di un trend in crescita. Inoltre, gli investimenti in aziende classificabili come ESG sono meno rischiosi. Per esempio, una buona Governance presta attenzione alle attività dei dipendenti e a coloro che lavorano all’interno dell’azienda.

Questo permette di evitare di dover sprecare risorse per cause legali o questioni legate al personale, indirizzandole invece verso altri aspetti più importanti, come strutture che favoriscano la partecipazione dei  lavoratori, l’attenzione alla parità di genere e una maggiore componente femminile nei consigli di amministrazione e nei ruoli aziendali. Tuttavia, gli operatori chiedono maggiore chiarezza e semplicità nel linguaggio per facilitare l’adozione di queste pratiche sostenibili.

Alcune scelte, come l’inserimento del nucleare o dei combustibili fossili, ha sorpreso gli operatori. L’Europa ha già chiarito in parte questi temi, ma è importante che i gestori riclassifichino i loro strumenti di investimento per garantire la massima trasparenza nei confronti del mercato e dei risparmiatori.

Gli stakeholder chiedono al legislatore di agire rapidamente e con chiarezza, garantendo trasparenza, proprio come viene richiesto agli operatori nei confronti del mercato stesso. Evidenziare questo aspetto è fondamentale per sostenere e promuovere la crescita degli investimenti ESG».

LA SITUAZIONE  DEGLI ESG IN ITALIA

Nel Bel Paese, un crescente numero di aziende adotta i criteri ESG nel modello di business. Il 69% delle società elabora un piano di sostenibilità, mentre il 44% stabilisce un piano strategico con obiettivi quantificabili. Tuttavia, solo il 35% delle imprese fissa scadenze per il raggiungimento degli obiettivi designati.

Al fine di incoraggiare le imprese nazionali ad adottare pratiche sostenibili, il 37% dei fondi del PNRR (59,47 miliardi di euro sul totale di 191,5 miliardi) è assegnato alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, sostenendo così il settore imprenditoriale nell’implementazione di politiche che promuovano la sostenibilità aziendale.

Nei mercati finanziari, è sempre più comune l’interesse nell’investire in aziende che rispettano i criteri ESG, ovvero quelle che dimostrano responsabilità ambientale, sociale e di governance etica. Una tendenza dovuta anche al fatto che le aziende con le migliori valutazioni ESG hanno registrato ottime performance, sia in condizioni normali sia in momenti di crisi.

Il Piano supporta effettivamente gli investimenti Green?

«Il PNRR mette al centro la sostenibilità, coinvolgendo numerose aziende che soddisfano i criteri ESG. Di conseguenza, i risparmiatori richiedono sempre più spesso di investire in aziende con comportamenti sostenibili, dimostrando che si tratta di un trend di mercato consolidato. Nel lungo periodo, gli investimenti ESG mostrano la loro qualità, con una maggiore resilienza e performance».

PMI, ESG E NORME AMBIENTALI

Il Green Deal europeo è una strategia mirata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e contrastare il cambiamento climatico. Questa politica influisce sulle piccole e medie imprese (PMI) italiane in vari modi, portando con sé sfide e opportunità. Prima di tutto, le PMI devono conformarsi alle nuove norme ambientali e agli obiettivi di riduzione delle emissioni previste dalla normativa CSRD. Ciò implica investire in tecnologie sostenibili, aumentare l’efficienza energetica e adottare metodi ecologici nella produzione e nella gestione dei rifiuti.

Inoltre, il Green Deal promuove lo sviluppo di nuovi mercati legati all’economia circolare, alle energie rinnovabili e alle tecnologie verdi. Questo offre opportunità di crescita e innovazione per le PMI italiane che si adattano e si collocano in questi settori in espansione. Tuttavia, la transizione verso un’economia più sostenibile potrebbe comportare costi aggiuntivi e una concorrenza più intensa, in particolare per le PMI attive in settori ad alto consumo energetico o con impatti ambientali significativi.

Le società attive nel Bel Paese non sono ancora pienamente consapevoli delle disposizioni del bilancio verde 2026, e ciò rappresenta una sfida per loro. Si prevede che gli investimenti in consulenza ESG e sostenibilità raggiungeranno 16 miliardi di dollari entro il 2027, a seguito dell’introduzione di nuove leggi. Gli investitori istituzionali devono considerare la sostenibilità delle aziende in cui investono e, a volte, indirizzarle di conseguenza. Infatti, le PMI devono adeguarsi alla CSRD.

LA MAPPA DEGLI ETF ESG IN EUROPA

Gli ETF sostenibili hanno recentemente acquisito una notevole popolarità tra gli investitori retail in tutta Europa, con una particolare attenzione da parte del contesto italiano. Gli esperti del settore si attendono una crescita significativa di questi fondi nel corso dei prossimi 12 mesi, con sempre più investitori che si orientano verso un approccio tematico all’investimento ESG.

Attualmente, gli ETF sostenibili rappresentano circa il 16% del totale dei fondi a replica passiva europei, un dato che evidenzia l’interesse crescente degli investitori per questo strumento. Il panorama geografico mostra che il 72% degli investitori svizzeri e il 68% di quelli inglesi sono particolarmente interessati a un approccio tematico all’investimento. In Italia, questa percentuale si attesta intorno al 50%, mentre in Francia è del 36%. Tra i temi più popolari nell’ambito degli investimenti ESG, l’economia circolare si distingue come il più apprezzato.

Questo concetto prevede un modello economico che punta a ridurre al minimo la produzione di rifiuti e a massimizzare il riutilizzo delle risorse, contribuendo così alla sostenibilità ambientale. E pure compagnie assicurative e fondi pensione si mostrano ottimisti riguardo agli ETF ESG: il 91% di questi operatori del settore finanziario prevede una crescita o una stabilità nella quota di attivi investiti in tali fondi. Un interesse comune, ma legato a motivazioni diverse: gli investitori, in generale, sembrano interessati principalmente agli aspetti sociali e ai diritti dei lavoratori.

Al contrario, i wealth manager sembrano tendere a concentrarsi maggiormente sull’ambiente e sull’impatto climatico, due temi di grande rilevanza nella scelta degli investimenti sostenibili. Anche il diverso approccio all’investimento ESG tematico in Europa è significativo. Se Regno Unito e Svizzera mostrano un interesse più marcato, in Francia gli investitori sembrano ancora più cauti nell’adottare un simile atteggiamento verso gli investimenti sostenibili. ©

Articolo tratto dal numero del 15 giugno 2023. Abbonati!

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “il punto sui Mercati”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]