giovedì, 14 Novembre 2024
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Bastano 75 miliardi di dollari da qui al 2030 per combattere concretamente il cambiamento climatico. Soldi che l’industria del petrolio dovrebbe sborsare per bloccare le emissioni di metano del settore. Parliamo di una minima parte degli utili netti fatti registrare lo scorso anno dal comparto dell’oil&gas, appena il 2%. Fondi che aiuteranno a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e contrastare il climate change. Traguardi non semplici da raggiungere, che costerebbero molto di più se percorressimo strade differenti. Cosa farà l’industria del petrolio?

Il metano è la chiave della decarbonizzazione

Una prima risposta a questa domanda arriverà dalla COP28, la prossima Conferenza sul Clima che si terrà alla fine del 2023 a Dubai. Il meeting internazionale che riunisce i big del mondo potrebbe portare a un accordo per tagliare sensibilmente le emissioni di metano entro il 2030. Un obiettivo fissato nel Net Zero, lo scenario delineato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, che ne prevede la riduzione del 75% entro la fine del decennio. Per raggiungere questo traguardo il settore del petrolio dovrebbe contribuire per due terzi, secondo l’AIE.

«L’abbattimento del metano nel settore petrolifero e del gas è una delle opzioni più economiche per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in ogni settore dell’economia», si legge nel rapporto dell’AIE.

Inoltre, i Governi e l’industria dovrebbero investire altri 15/20 miliardi di dollari per favorire la decarbonizzazione dei Paesi a basso e medio reddito, secondo l’Agenzia.

Petrolio, saltano gli obiettivi

Sarà molto difficile raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni globali di metano del 30% rispetto a 3 anni fa entro il 2030, fissato all’interno del Global Methane Pledge. L’accordo firmato da 149 Stati rappresenta la concretizzazione dell’impegno collettivo a ridurre le emissioni globali

«I progressi complessivi in questi anni sono stati troppo lenti, nonostante i profitti record che l’industria del petrolio e del gas ha visto nel 2022», si legge nel rapporto dell’AIE.

La buona notizia è che i leader mondiali sembrano aver ormai compreso i benefici di questa misura e stanno collaborando per contrastare il cambiamento climatico. Il Parlamento Europeo mira a ridurre del 58% le emissioni del settore dell’energia, ragione per la quale ha proposto di inserire nel Green Deal una serie di misure per efficientare i metodi di estrazione, trasporto e stoccaggio del gas.

L’Agenzia statunitense per la Protezione dell’Ambiente non resta a guardare e ha preparato un piano che prevede l’introduzione di una tassa sulle emissioni di metano. Una misura che si stima porterebbe al blocco di 2,7 milioni di tonnellate di questo gas serra, con un impatto pari al taglio di 225 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. Inoltre, il Governo USA sarebbe al lavoro su un accordo con il Turkmenistan per limitare le ingenti perdite del Paese. Tre misure che, se andranno a buon fine, permetteranno di tagliare ogni anno l’equivalente di 290 milioni di tonnellate di CO2 immesse in atmosfera, secondo i calcoli del think tank Ember.

Petrolio, cosa fare per invertire la rotta?

Il 40% del metano immesso in atmosfera dall’industria dell’oil&gas potrebbe essere tagliato senza costi netti, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia. Ridurre le emissioni delle grandi miniere di carbone sotterranee è il primo passo, secondo l’AIE. In Europa siamo a buon punto, anche se spesso non si riesce a bruciare il gas e a metterlo sul mercato. Se le nuove regole messe a punto dall’Unione Europea dovessero passare, si potrebbe ottenere un taglio del 40% entro il 2040, secondo Sabina Assan, analista di Ember.

L’altro problema, di non poco conto, sono le perdite che avvengono durante estrazione, trasporto e stoccaggio del metano. Fuoriuscite che possono essere accidentali o intenzionali. Nel primo caso sono provocate dall’età avanzata delle infrastrutture. Per comprendere l’entità del fenomeno, basti pensare che il 7% del gas del Turkmenistan, il quarto Paese al mondo per riserve, va sprecato per perdite accidentali o intenzionali. Installare sistemi di recupero e rilevamento delle perdite, prevedere programmi di riparazione, sostituire pneumatici e pompe, monitorare i pozzi sono alcune delle soluzioni individuate dall’AIE. Nel secondo caso, invece, sono provocate per ridurre l’offerta e aumentare il prezzo del gas.

«L’industria del petrolio e del gas deve guidare gli sforzi per affrontare le emissioni di metano adottando un approccio a tolleranza zero» alle perdite e ai rilasci intenzionali del potente gas serra, si legge nel rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia.

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📸 Credit: Canva

Il mio motto è "Scribo ergo sum". Laureato in "Mediazione Linguistica e Interculturale" ed "Editoria e Scrittura" presso La Sapienza, mi sono specializzato in giornalismo d’inchiesta, culturale e scientifico. Per il Bollettino mi occupo di energia e innovazione, i miei cavalli di battaglia, ma scrivo anche di Mercati, spazio e crypto.