sabato, 7 Dicembre 2024

Anno di Serie A: chi sono le capolista in bilancio

Sommario
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Cala il sipario sulla Serie A 2023/2024. Dal titolo di campione d’Italia alla qualificazione per le Coppe Europee, fino alla retrocessione. Tutti i risultati sul campo determinano ricadute economiche per le società, i cui ricavi variano anche significativamente in base al piazzamento in classifica. Partendo dalle zone alte della graduatoria, lo Scudetto ha portato all’Inter la tanto desiderata seconda stella.

Ma anche incassi importanti, stimabili in un centinaio di milioni di euro, tra premi della Lega, ricavi per la partecipazione alla prossima Supercoppa, bonus dagli sponsor e incassi per le iniziative di marketing collegate alla conquista del titolo. Introiti preziosi per le casse della società, su cui pesano gli strascichi di un debito da 375 milioni di euro. Solo per il piazzamento, i nerazzurri riceveranno dalla Lega 23 milioni di euro, mentre la seconda in classifica ne riceverà 19 e la terza si vedrà staccare un assegno da 17 milioni.

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Le paracadutate in B

I premi meno cospicui andranno invece alle retrocesse: alla Salernitana ultima classificata spettano 0,9 milioni, mentre il Sassuolo ne riceverà 1,6 e il Frosinone 2,2. Ma a questi vanno aggiunti i fondi del cosiddetto paracadute, la somma che ogni anno viene stanziata dalla Lega Serie A in favore dei club che retrocedono in Serie B. Si tratta di un contributo fondamentale. Per una società che esce sconfitta dalla massima categoria, il danno economico può superare i 50 milioni di euro, tra fughe di sponsor, mancati ricavi da diritti tv e stadio e svalutazione dei principali asset.

Complessivamente, il paracadute ammonta a 60 milioni di euro. Anche se la cifra può essere, a seconda del caso, ridotta o aumentata. La sua distribuzione dipende dal numero di stagioni trascorse dal club in Serie A: una società neopromossa che non ha giocato in massima serie nelle stagioni precedenti riceverà 10 milioni (è il caso del Frosinone). Un club che ha giocato due stagioni di fila in Serie A o due stagioni nelle ultime tre avrà diritto a 15 milioni. Un club con tre stagioni nelle ultime quattro in massima divisione, come Sassuolo e Salernitana, riceverà 25 milioni di euro.

Le neopromosse

Per ora, a sostituire le tre declassate, nella prossima stagione ci saranno Parma e Como, che possono vantare due delle proprietà più ricche dell’intero panorama calcistico nazionale. I ducali appartengono all’imprenditore statunitense Kyle Krause, che ha investito svariate centinaia di milioni nei quattro anni da proprietario del club. I lariani sono invece di proprietà dei fratelli indonesiani Hartono, secondi al mondo nella classifica dei proprietari di società di calcio più ricchi. E che hanno contribuito al ritorno in Serie A dopo 21 anni dall’ultima volta. La terza neopromossa sarà invece definita dai playoff, che si concluderanno domenica 2 giugno.

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Diritti tv, sponsor e stadio

Le cifre distribuite dalla Lega derivano in larga parte dagli incassi per i diritti tv. Nella stagione in corso, il massimo campionato italiano ha ricevuto dai broadcaster 927 milioni di euro per la trasmissione delle partite. Dal prossimo campionato, con il nuovo accordo siglato lo scorso autunno e valido per cinque anni, ne riceverà 900 di base fissa. Che potrebbero però aumentare: l’accordo con DAZN prevede infatti che, qualora il broadcaster superasse i 750 milioni di euro di fatturato generato dalla trasmissione della Serie A, la cifra eccedente verrebbe divisa in parti uguali con la Lega. È probabile, dunque, che i ricavi totali dall’accordo con l’emittente britannica superino il miliardo di euro, seppur non di molto. Cifre comunque lontane da quelle percepite dai club della Premier League inglese, che nell’ultimo accordo hanno ottenuto ben 3,2 miliardi l’anno.

Altrettanto si può dire per i ricavi da sponsor: la Juventus è il club con gli accordi più vantaggiosi (tra cui quello da 45 milioni con Jeep, in scadenza a giugno e che potrebbe non essere rinnovato). Ma sempre a livelli non paragonabili a quelli che si vedono altrove: per fare un esempio, la sola Adidas, sponsor tecnico del Real Madrid, versa ai Blancos 110 milioni all’anno. Importanti sono invece i ricavi da stadio: gli spettatori in tribuna sono stati intorno agli 11 milioni, sui livelli della passata stagione, per incassi totali che possono essere stimati intorno ai 400 milioni di euro.

La Champions League

Per la Serie A è stata una stagione decisamente importante, al termine della quale per la prima volta saranno cinque le squadre italiane ad andare nella massima competizione europea. Oltre al prestigio della massima serie italiana, questo contribuisce anche alle casse dei club nostrani. Con il cambio di format, infatti, la Champions è diventata ancora più ricca, per un montepremi che vale complessivamente 2,5 miliardi di euro. La sola partecipazione frutta decine di milioni di euro. L’Inter mette in cassa 51 milioni, mentre la Juventus riceverà dalla UEFA 49 milioni. All’Atalanta (che per la prima volta nella sua storia ha vinto l’Europa League) andranno 46 milioni, mentre il Milan ne incasserà 44. Al Bologna spettano invece 36 milioni.

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Quanto valgono le rose

Il valore complessivo delle venti formazioni della Serie A è cresciuto rispetto a inizio stagione: dai 4,67 miliardi di euro dell’1 settembre fino ai 4,77 miliardi attuali. A guidare la classifica di chi è cresciuto di più, il Frosinone. La rosa a disposizione di Eusebio Di Francesco a inizio stagione valeva complessivamente meno di 42 milioni, ovvero meno della metà dei 103,5 milioni attuali. Chi invece si svaluta di più è la Salernitana. La pessima stagione vissuta dagli amaranto ha fatto crollare il valore di Antonio Candreva e compagni dai 103,6 a 79,4 milioni.

La rosa più preziosa della massima serie italiana è oggi quella dell’Inter scudettata, che è valutata 622,35 milioni, meglio del Milan e del Napoli. I partenopei, a settembre, erano la squadra che valeva di più. Anche Victor Osimhen. L’uomo d’oro degli azzurri ha visto il suo valore scendere dai 120 milioni della passata stagione ai 110 attuali. Tanti quanti ne varrebbe Lautaro Martinez, capitano dei campioni d’Italia e capocannoniere, che “pesa” 25 milioni in più da inizio stagione.

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Il calciomercato

Il campionato si chiude con una spesa complessiva da 986 milioni sul calciomercato, per un incasso di 1154, con saldo positivo sui trasferimenti di 168 milioni. Rispetto all’anno precedente, quindi, le spese sono aumentate di 62 milioni di euro. Ma gli incassi sono cresciuti di oltre 250 milioni.

La palma di acquisto più costoso spetta allo juventino Manuel Locatelli, riscattato dai bianconeri in cambio di 36 milioni versati al Sassuolo. Il centrocampista vestiva già la infatti la maglia bianconera come prestito. Limitatamente ai calciatori che hanno cambiato casacca nel corso dell’estate, la palma di acquisto più costoso spetta al difensore dell’Inter Benjamin Pavard, arrivato ad Appiano Gentile per 30 milioni di euro dal Bayern Monaco. La stessa cifra pagata all’Eintracht Francoforte dal Napoli per il trequartista Jasper Lindstrom. Il podio degli acquisti più costosi è completato da El Bilal Touré: l’Almeria lo ha ceduto all’Atalanta per 29 milioni.

Ben più remunerative, invece, le cessioni. L’incasso più alto è dell’Atalanta, grazie ai 74 milioni che il Manchester United ha investito per Rasmus Hojlund. Alle spalle della ex punta bergamasca, Sandro Tonali, passato al Newcastle dal Milan in cambio di 64 milioni. Mentre chiude il podio l’estremo difensore ex Inter André Onana, anch’egli passato allo United: per lui, i Red Devils hanno staccato un assegno da 50 milioni.

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Venendo alle cifre complessive spese dai club, a investire di più è il Napoli, con una campagna acquisti da 126 milioni di euro (su cui impattano i 27 impiegati per il riscatto di Giacomo Raspadori, già in rosa in prestito nella stagione precedente, dal Sassuolo), seguita dal Milan. Il calciomercato in entrata dei rossoneri ha generato uscite per 121 milioni di euro, con i soli Samuel Chukwueze e Christian Pulisic che sono costati 20 milioni a testa. Terzo posto per la Juventus: i bianconeri hanno speso in totale 95 milioni di euro, gran parte dei quali per i riscatti del già citato Locatelli e di Moise Kean, il cui cartellino è costato ai bianconeri 30 milioni di euro.

In tema di cessioni, invece, la regina è l’Atalanta. I neroblù hanno ricavato oltre 152 milioni dai trasferimenti in uscita, grazie anche al summenzionato passaggio di Hojlund allo United. E alle spalle degli orobici c’è il nerazzurro dell’Inter: il club meneghino ha incassato 129 milioni di euro dal Mercato, grazie anche alla remunerativa cessione di André Onana al Manchester United per 50 milioni. Terzo gradino del podio per il Sassuolo, che ha incassato 108 milioni, 63 dei quali dai riscatti di Locatelli e Raspadori.

Scende il monte ingaggi

Nella stagione appena conclusa, il monte ingaggi complessivo della Serie A è stato di 1,036 miliardi. Una cifra in calo rispetto alla stagione precedente, ma in linea con la tendenza degli ultimi anni. Dal 2020 a oggi, gli stipendi dei calciatori italiani sono sempre scesi. In media, ognuno dei 566 giocatori del campionato di vertice del calcio italiano percepisce 1,8 milioni di euro all’anno, con una spesa di 51,8 milioni di euro l’anno per ciascuna squadra. Naturalmente, con importanti differenze dall’una all’altra, al di là del dato medio. Rispetto alle altre leghe europee di vertice, comunque, quella italiana è la terza, alle spalle della Liga spagnola e dell’inarrivabile Premier League inglese, dove le società spendono oltre 2 miliardi per i compensi dei propri atleti.

Tra i singoli club, è la Juventus quella che ricompensa meglio i propri atleti: 125 milioni di euro in totale. Alle spalle dei bianconeri l’Inter, che spende 120 milioni. A completare il podio è la Roma, con i suoi 104 milioni. Il più parsimonioso è il Lecce, con un budget destinato ai salari di soli 16 milioni.

Per quanto riguarda i singoli calciatori, quello con l’ingaggio lordo più alto è Dusan Vlahovic, che costa alla Juventus 13 milioni l’anno. Dal punto di vista degli stipendi netti, invece, il paperone della massima serie è Victor Osimhen. L’attaccante nigeriano percepisce 10 milioni (più altri due di bonus) dal Napoli, a fronte di un peso sulle casse societarie di 12,8 milioni, grazie agli sgravi fiscali previsti dal Decreto Crescita (che però non sono stati prorogati dal Governo e da inizio 2024 non sono più in vigore). Il centravanti serbo della Juve, comunque, nella classifica degli stipendi netti occupa il secondo posto, al pari del compagno di spogliatoio Adrien Rabiot e del romanista Romelu Lukaku: i tre percepiscono 7 milioni a testa.

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Quanti esoneri

Anche per quanto riguarda gli allenatori, in vetta alla classifica dei più pagati c’è la Juventus, con Massimiliano Allegri, fresco di esonero turbolento, che è costato 13 milioni di euro all’anno e che al netto ne ha guadagnato 7. José Mourinho alla Roma ne costava 9, in virtù del già citato Decreto Crescita. Entrambi sono i tecnici più importante fra i tanti che sono stati esonerati in Serie A nel corso della stagione: ben 16. Addii che sono costati alle società oltre 40 milioni di euro. E che solo in pochi casi hanno portato risultati: tra questi, proprio quello dei giallorossi. L’arrivo in panchina di Daniele De Rossi al posto del portoghese ha ravvivato la squadra, sia in ambito domestico sia in Europa. Il tutto per la delizia delle finanze del club dei Friedkin. ©

Articolo tratto dal numero del 15 maggio 2024 de il Bollettino. Abbonati!

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